20ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
- don Luigi
- 2 giorni fa
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Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,49-57)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
Credo che ci sarà rimasta ben impressa nella mente l’ultima scena della parabola che abbiamo ascoltato nel Vangelo della scorsa domenica, la scena del padrone che minaccia il servo che non avesse compiuto il proprio dovere, di punizioni severe… riceverà molte bastonate. Il testo originale greco non dice “severe punizioni”, ma “sarà tagliato in due”. L’immagine è piuttosto cruda ed è stata suggerita dalle punizioni che erano inflitte in quel tempo, ma la verità della parabola è molto seria, è l’invito a tenere presente che la nostra vita sarà valutata dal Signore e alla fine sarà tagliata in due parti, quella in cui ci siamo comportati secondo il Vangelo e quella in cui invece ci siamo lasciati sedurre dalla mondanità. Nel Vangelo di Matteo, questa separazione è presentata con un’immagine che ci è più familiare, quella della separazione fra le pecore e i capri.
Teniamo presente che non si tratta della separazione fra persone buone e persone cattive, ma è la vita di ognuno che subirà un taglio in due parti, quella dei momenti in cui siamo vissuti per amore, quindi ci siamo comportati da agnelli dando da mangiare a chi aveva fame, da bere a chi ha sete, rivestendo gli ignudi e i momenti in cui abbiamo chiuso il cuore al fratello, ci siamo cioè comportati da capretti. Questa verità va tenuta presente per non ritrovarci alla fine, di fronte a una drammatica sorpresa, vedere forse gran parte della nostra esistenza cancellata dalla storia di Dio.
Oggi sentiremo Gesù parlare di nuovo di divisione, ma non di quella che avverrà alla fine, ma quella che Lui oggi provoca nel mondo con opposte radicali del suo Vangelo; Lui infatti non è venuto per lasciarci tranquilli nel nostro quieto vivere. Sentiamo cosa dice di essere venuto a portare: In quel tempo Gesù disse: Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Nel brano che abbiamo appena ascoltato Gesù ha impiegato due immagini, quella del fuoco e quella del battesimo.
La prima allude alla missione che Lui ha ricevuto dal Padre, “portare il fuoco sulla terra”; la seconda, “il battesimo”, lo vedremo, indica il prezzo che Lui dovrà pagare per portare a compimento questa missione, pagherà con la vita la scelta di voler dare inizio a un mondo nuovo con il suo fuoco. Il fuoco ha sempre risvegliato nell’uomo emozioni profonde, lo sperimentiamo anche noi, basta che in un giorno in cui fuori nevica, noi ci mettiamo davanti al fuoco con un libro in mano… è difficile concentrarsi sulla lettura perché il fuoco richiama continuamente la nostra attenzione. Da sempre gli uomini hanno percepito la presenza di qualcosa di celeste, di divino nel fuoco e non desta meraviglia quindi che questa immagine sia impiegata spesso anche nella Bibbia. Per comprendere le parole di Gesù, dobbiamo rifarci all’Antico Testamento dove il termine fuoco ricorre quasi 400 volte. Il fuoco nella Bibbia è anzitutto immagine del divino, nel libro di Giobbe, al capitolo 1°, la folgore è chiamata “fuoco di Dio” perché scende dal cielo; la colonna di fuoco che accompagna il popolo di Israele nel deserto è la “presenza di Dio” indicata da questo fuoco; anche la fiamma che si presenta nel buio della notte, quando Dio fa alleanza con Abramo “passando come fiamma di fuoco attraverso gli animali divisi”; anche nel libro dell’Esodo, quando Mosè sale sul monte, “Dio scende come fuoco sul Sinai”; ma il racconto più famoso, lo ricordiamo, è quello del “roveto che arde e non si consuma”; nel libro del Deuteronomio capitolo 4, si dice direttamente “Dio è un fuoco che divora”.
Anche per parlare della presenza del divino nell’uomo si ricorre all’immagine del fuoco, se Dio è fuoco, il divino nell’uomo è presentato con la stessa immagine. Geremia sente dentro di sé, ardere la parola di Dio, che poi lui deve annunciare al popolo e dice: “è un fuoco ardente che infiamma le mie ossa”. Lui si sforza di contenerlo, ma non ci riesce. Il fuoco, questa quindi è la prima immagine che noi troviamo nell’Antico Testamento… fuoco simbolo del divino. Ma il fuoco non serve solo per cuocere il pane, per scaldare… brucia, e diventa il simbolo della purificazione, brucia tutto ciò che disturba, che dà fastidio. Nella Bibbia è impiegato quindi, il fuoco come immagine dell’intervento di Dio per eliminare tutto il male, un esempio per tutti, quello di “Sodoma e Gomorra incenerite dal fuoco del cielo”, è l’intervento di Dio contro la corruzione morale che esiste nel mondo, il fuoco che purifica. Questa immagine poi, la ritroviamo nel Nuovo Testamento, è ripresa dal Battista, subito prima dell’inizio della vita pubblica di Gesù, il Battista annuncia: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia, raccoglierà il frumento nel suo granaio, ma “brucerà la paglia con fuoco inestinguibile”. Un fuoco quindi che Gesù porterà e che sarà purificatore del male. A questo punto, siamo in grado di capire cosa intende dire Gesù quando afferma di essere “venuto a portare il fuoco sulla terra non vede l’ora che sia acceso”.
Di quale fuoco si tratta? C’è un fuoco del quale Gesù non vuole neppure sentir parlare… il fuoco che brucia, che punisce chi lo rifiuta. Ricordiamo il rimprovero che Lui rivolge ai due figli di Zebedeo che volevano bruciare i samaritani. Gesù brama ardentemente che il suo fuoco incendi il mondo, ma non può certo trattarsi del fuoco che incenerisce le persone cattive, non può essere il fuoco dell’inferno di cui Lui non ha mai parlato, è un altro il suo fuoco. Gesù non è venuto nel mondo per bruciare coloro che compiono il male, ma se bruciamo coloro che compiono il male non rimane più nessuno; è un alto il modo con cui, con il suo fuoco, Gesù purifica il mondo dal male. Anche Lui infatti parla di fuoco quando dice: “si raccolgono le zizzanie e poi si bruciano nel fuoco… Dio manderà i suoi angeli, raccoglieranno dal suo regno gli scandali e li getteranno nella fornace ardente”. Cosa sono queste zizzanie che vengono bruciate? Di nuovo non sono le persone, ma le zizzanie presenti in ogni persona, non la zizzania, il Vangelo parla al plurale, sono molte le zizzanie che crescono inevitabilmente insieme al buon grano, in qualcuna è presente molto buon grano e poche zizzanie, in qualcuna invece il grano è scarso, ma le zizzanie sono tante. Se vogliamo qualche indicazione riguardo queste zizzanie, basta che andiamo a rileggere “le opere della carne” che vengono presentate da Paolo nella lettera ai Galati al capitolo 5°, dice: “dissolutezza, impurità, stregonerie, inimicizie, discordie, gelosie, dissensi…”. Sono queste le zizzanie che impediscono al buon grano di crescere, ma è inevitabile che debbano crescere insieme, questa è la nostra condizione, però la bella notizia è che queste zizzanie verranno bruciate dal fuoco portato nel mondo da Gesù. È una bella notizia, è Vangelo, non è Vangelo quella degli uomini che vengono bruciati perché sono cattivi, queste sono bestemmie.
Impiega anche con i “tralci” Gesù questa immagine del fuoco, non sono le persone cattive i tralci che vengono tagliati a bruciati, è quella parte improduttiva presente in ognuno di noi, improduttiva perché non è animata dalla linfa che è lo Spirito di Gesù, è questo Spirito il suo fuoco. Quindi se noi pensiamo ai tralci della nostra vita che non producono nulla, il tempo che noi perdiamo in pettegolezzi, in futilità, in ostentazione di noi stessi, o addirittura in una vita di peccato, quando nella nostra vita entra il fuoco portato nel mondo da Gesù, tutta questa parte viene bruciata lasciando spazio solo ai rami che producono amore. Il fuoco, per impiegare l’immagine di Paolo, quando giunge nell’uomo, distrugge l’uomo vecchio. Nella lettera agli Efesini, l’autore che dice: “È tempo di abbandonare la condotta di un tempo”. L’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, quando arriva il fuoco di Gesù, brucia l’uomo vecchio e fa germogliare l’uomo nuovo; nella lettera ai Colossesi: Non dite menzogne gli uni agli altri, vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e vi siete rivestiti poi dell’uomo nuovo che è Cristo”.
La seconda immagine, quella del battesimo, l’evangelista dice che Gesù è angosciato finché non sia compiuto questo battesimo, il verbo che viene impiegato dall’evangelista non significa essere angosciato, ma essere pressato, dominato da un forte desiderio che sia compiuto questo battesimo. Questa immagine del battesimo è legata a quella del fuoco, Gesù afferma che per scatenare questo incendio, Lui deve essere battezzato, battezzato significa immerso. Immerso dove? Nelle acque della morte. L’acqua di questo battesimo è stata preparata dai suoi avversari, con l’obiettivo di spegnere per sempre questo fuoco, il fuoco della sua Parola, del suo amore, del suo Spirito, invece quest’acqua ha ottenuto l’effetto opposto, difatti uscendo da queste acque oscure nel giorno di Pasqua, Gesù ha dato inizio all’uomo nuovo mosso dal suo fuoco, il fuoco del suo Spirito. E ora siamo in grado di dare un senso all’esclamazione di Gesù “come desidero che arda al più presto questo fuoco”, indica il suo ardente desiderio di vedere distrutte al più presto le zizzanie che sono presenti nel mondo e nel cuore di ogni uomo.
Il fuoco di cui parla Gesù è stato acceso nella Pasqua e difatti Luca presenta questo fuoco che scende dal cielo e rinnova la faccia della terra nella Pentecoste, questo fuoco si posa su tutti coloro che hanno dato la loro adesione a Cristo. Ci aspetteremmo, a questo punto, che Gesù adesso descrivesse questo mondo nuovo come la realizzazione delle profezie dell’Antico Testamento… adesso il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme, l’arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle genti, Lui sarà il Principe della pace, Il suo regno di pace non avrà mai fine. Queste sono le profezie che noi ci aspetteremmo che Gesù ci dicesse: adesso si realizzano.
Sentiamo invece che cosa ci annuncia: Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? …”. L’evangelista Luca ci ha già raccontato che nel momento della nascita di Gesù a Betlemme, gli angeli hanno annunciato “pace agli uomini amati dal Signore”; nella lettera agli Efesini, si dice che “Gesù è la nostra pace”; qui invece, al posto della pace, Gesù parla di divisioni, di conflitti provocati dalla sua venuta e per descriverli ricorre a un testo ben noto del profeta Michea, il quale per presentare con un’immagine, la società in cui vive e che è sconvolta fin dalle fondamenta, dice: “in questa società, il figlio insulta il padre, la figlia si rivolta contro la madre, la nuora contro la suocera e i nemici dell’uomo sono quelli di casa sua”.
Gesù riprende questa immagine per annunciare che il mondo vecchio che Lui vuole mettere in causa, non si sarebbe rassegnato a scomparire, avrebbe fatto opposizione alla novità del Vangelo, il vecchio e il nuovo sarebbero entrati in conflitto. Nell’immagine impiegata da Gesù, il vecchio è rappresentato dal padre, dalla madre, dalla suocera, che indicano la fedeltà alla tradizione, il “si è sempre fatto così”; la novità invece è raffigurata dalla nuova generazione, il figlio, la figlia, la nuora. Fin dall’inizio del suo Vangelo, Luca ha parlato di una inevitabile divisione che Gesù avrebbe provocato nel mondo, il vecchio Simeone prende fra le braccia Gesù bambino, poi si rivolge a Maria e le dice: “Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele – e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima”. È la famosa “profezia della spada” che ha ricevuto tante interpretazioni, ma è certamente l’annuncio di una divisione molto dolorosa, una divisione che, come sappiamo, è avvenuta all’interno del popolo d’Israele perché alcuni hanno accolto Cristo, altri lo hanno rifiutato, pensiamo agli scribi, i sacerdoti del tempio, soprattutto Anna e Caifa che hanno visto buttare all’aria tutta la pratica religiosa che a loro faceva anche molto comodo economicamente.
Credo però che questa profezia, Simeone abbia voluto rivolgerla direttamente alla persona di Maria, lei era stata educata fin da piccola secondo la tradizione dei suoi padri e, insieme con Giuseppe, era una fedele osservate delle tradizioni del suo popolo. Anche lei ha fatto molta fatica a capire e ad accogliere la novità del Vangelo annunciato da suo figlio. L’evangelista Marco, al capitolo 3, ci ricorda che a un certo punto della vita pubblica di Gesù, sono arrivate notizie preoccupanti a Nazareth, perché Gesù era entrato in contrasto con le guide spirituali del popolo di Israele che hanno cominciato a ritenerlo un eretico; la situazione si faceva pericolosa e allora tutti i familiari, Maria compresa, hanno pensato di andarlo a riprendere per riportarlo a casa e dicevano: “Ma è impazzito”.
Hanno fatto fatica ad accogliere la novità del Vangelo, anche Maria ha capito tutto dopo la Pasqua. Quando ha scritto il brano evangelico che abbiamo appena ascoltato, Luca aveva sott’occhio la situazione delle sue comunità dove questa divisione avveniva spesso in modo doloroso e drammatico, a volte all’interno delle stesse famiglie. Pensiamo a cosa accadeva quando un giudeo si faceva cristiano… era ripudiato dalla sua famiglia con tutte le conseguenze, compresa la perdita dell’eredità. Pensiamo anche oggi alla difficoltà che incontrerebbe un musulmano che decidesse di farsi cristiano. Eccola la divisione! Proviamo allora a verificare come avviene oggi questa divisione causata dall’incontro con il Vangelo. Il primo conflitto ognuno lo sperimenta in se stesso, il Vangelo autentico, quando non si ferma alle orecchie naturalmente, ma giunge al cuore, non lascia più tranquilli! Crea inquietudini, provoca un’agitazione interiore perché ti fa notare gli egoismi che cerchi di camuffare, di giustificare, la tua indolenza, il tuo orgoglio, getta all’aria il tuo modo di gestire i beni mostrandoti che in realtà sei cristiano di nome, ma gestisci il denaro esattamente come i pagani. Il Vangelo getta all’aria la tua vita tranquilla che si adatta a tutti i compromessi, illumina tutti i lati oscuri della tua vita, insomma… il Vangelo non ti lascia più in pace! Se non senti questo conflitto dentro di te, vuol dire che non hai ancora capito cosa ti propone Gesù.
Secondo conflitto: il Vangelo non inquieta soltanto il nostro intimo, butta all’aria anche tutta la vecchia società, quella fondata sulla competizione, sull’arrivismo, sul voler salire sempre più in alto per dominare, imporsi, per accumulare beni. Il Vangelo è una fiaccola accesa che vuole ridurre a un immenso rogo tutte le strutture ingiuste, vuole porre fine a tutte le condizioni disumane, discriminazioni, corruzione… e chi si sente minacciato da questo fuoco non rimane passivo, cerca di ostacolarlo con ogni mezzo, i costruttori di armi per esempio, saranno molto disturbati dal Vangelo, si opporranno al Vangelo autentico; chi ha dei beni da proteggere, dei palazzi da custodire, non vede di buon occhio che ci siano degli incendiari in circolazione.
Una terza divisione che va messa in conto, avviene all’interno della stessa comunità cristiana quando ci si trova di fronte al Vangelo autentico. Qualcuno è più sensibile di altri, arriva prima a cogliere la novità e ad aderirvi, non accetta che si continui a predicare false immagini di Dio, a perpetuare tradizioni e pratiche religiose che offuscano il messaggio evangelico, e non c’è da meravigliarsi che nasca un conflitto con chi invece, è legato al passato. Ma ci sono delle divisioni che sono salutari e necessarie anche se dolorose, quando si tratta di essere fedeli al Vangelo. È un mondo nuovo che deve nascere e come ogni nascita, avviene nel dolore.
Gesù conclude il suo discorso invitando a fare attenzione ai segni del mondo nuovo che sta nascendo.
Sentiamo: Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola … E quando soffia lo scirocco, dite: «Farà caldo», e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?…». Gesù adesso si rivolge alle folle e nota che sono molto abili nel fare le previsioni del tempo; se notano una nuvola o il soffio dello scirocco, sanno dire se il giorno dopo farà bel tempo oppure ci sarà pioggia. E rimprovera queste folle perché non sanno discernere il tempo presente, non si rendono conto che ci sono dei segni che indicano la nascita di una nuova era e sono segni inequivocabili; dove giunge il Vangelo i demòni scompaiono, ci sono dei segni prodigiosi, li possiamo verificare anche noi. Dove giunge il Vangelo ed è accolto, i dissidi si ricompongono, cessano le guerre, regna la pace, l’armonia, l’attenzione ai bisogni del fratello, la ricerca della giustizia, si costruisce vita non morte… Il richiamo è valido anche per noi oggi, siamo così attenti ai segni che ci interessano, quelli dell’economia, della finanza, delle mode, dei saldi – e non è un male – ma cerchiamo di mantenere la stessa capacità di giudizio quando si tratta di eventi che riguardano le scelte più importanti della nostra vita.
Per giudicare rettamente il tempo e fare ciò che è giusto, Gesù conclude il suo discorso con una similitudine che non è riportata nel brano della liturgia di questa domenica, ma la dobbiamo presentare perché è la conclusione logica di tutto il discorso che Gesù ha fatto, dice Gesù: “Quando sei in viaggio con il tuo avversario perché ti devi presentare a un giudice, cerca di metterti d’accordo lungo la strada con questo avversario per non arrivare alla fine e sentirti condannato da lui davanti al giudice”. La domanda è: in questo contesto, chi è l’avversario con il quale dobbiamo metterci d’accordo? Proviamo a pensarci… se io ho deciso di vendicarmi di un torto che mi è stato fatto, voglio farla pagare, c’è un avversario che mi dice “non lo fare”, si oppone alla scelta che ho fatto, mi impedisce di vendicarmi… questo avversario è il Vangelo. Se ho l’opportunità di accumulare dei beni ricorrendo a qualche furberia, c’è un avversario che si oppone, che mi dà a una sberla sulle mani che sto per allungare per prendere quei soldi… è il Vangelo. Se ho deciso un’avventura extraconiugale, c’è un avversario che mi dice “non lo fare”… questo avversario è il Vangelo. Gesù ci dice: mettiti d’accordo con il Vangelo sintonizzati con il Vangelo, perché altrimenti quando arrivi davanti al giudice, questo Vangelo ti accuserà, perché gli errori che hai fatto non li puoi più recuperare, è parte della tua vita che viene cancellata. Non verrai condannato, ma il Vangelo ti dirà “hai perso delle opportunità di amore nella tua vita”.
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