33ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
- don Luigi

- 14 nov
- Tempo di lettura: 13 min
Dal Vangelo secondo Luca (21,5-19)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Gesù si trova a Gerusalemme, ha raggiunto la meta del suo viaggio e il popolo si sta preparando per la festa di Pasqua, quella Pasqua che per Gesù sarà l’ultima della sua vita. Il brano evangelico che ascolteremo, colloca Gesù in un luogo dal quale si può contemplare il tempio di Gerusalemme. L’evangelista Marco dice che si trovava sul Monte degli Ulivi, insieme a Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni e, il Monte degli Ulivi, che è il punto ideale per contemplare la spianata del tempio. La costruzione l’aveva voluta Erode il Grande. Come mai voleva fare questa meravigliosa costruzione? Lui voleva essere il grande costruttore dell’Impero Romano insieme ad Agrippa, il genero di Cesare Augusto; ma poi voleva ingraziarsi l’aristocrazia sacerdotale perché il tempio era stato costruito dopo l’esilio ed era piuttosto brutto; e poi voleva conquistarsi le simpatie del popolo che lo considerava un usurpatore perché lui non era un giudeo, era figlio di un idumeo e di una donna nabatea. La costruzione era stata iniziata nel 19 a.C. e quando io sento le date di questo tempo, di questo periodo, anche quando leggo fatti di storia profana, mi chiedo sempre cosa capitava a Nazareth in quegli anni. La costruzione di quel tempio aveva richiesto l’opera di ben 100.000 operai. Gli archeologi israeliani sostengono che le meraviglie del mondo antico non erano 7, ma 9; alle 7 classiche ne vanno aggiunte 2.
Una era il tempio – e quando si dice tempio, che va distinto dal Santuario – tempio si intendeva tutta quella spianata e quindi i portici che correvano lungo i quattro lati, uno lo ricordate molto bene, è il Portico di Salomone che era quello a oriente della spianata; poi il Portico Regio che correva nella parte sud; e poi il Sinedrio; poi l’atrio delle donne; l’atrio degli israeliti… Questo era il tempio, una meraviglia architettonica. Ancora oggi si rimane stupiti come abbiano potuto, in quel tempo, con gli strumenti che avevano a disposizione, fare questa costruzione. Altra meraviglia il Santuario e per Santuario si intende la parte centrale, la più sacra del tempio, lì dove c’era il Santo, dove c’era la Menorah, il candelabro a sette braccia e poi l’altareper offrire l’incenso al Signore. Ricordiamo Zaccaria che è entrato per offrire l’incenso e ha avuto la rivelazione che sarebbe stato padre di Giovanni il Battista; e poi, soprattutto, nel Santuario, il Santo dei Santi, dove si riteneva fosse presente la Gloria del Signore. Il Santuario è stato costruito da 1.000 sacerdoti, ai quali era stata insegnata l’arte della muratura, perché Erode non voleva che quelle pietre fossero toccate da mani impure. Sono stati necessari un anno e mezzo per portare a compimento il Santuario.
Poi ricordiamo ancora due luoghi molto importanti di questa costruzione del tempio: la Basilica Regia o il Portico Regio. Pensate era lunga 185 m, su due piani e su ognuno di quei due piani c’erano 4 file di colonne, 40 colonne ogni fila e ogni colonna era alta 10 m, più un capitello corinzio di 1 m e 80… immaginate la meraviglia di questo Portico Regio. Al pianterreno c’era il mercato degli agnelli, delle colombe… quel mercato che Gesù ha buttato all’aria. Poi ricordo infine la porta dorata, la porta bella, la porta di Nicanore. Porta dorata perché era tutta coperta d’oro! La contemplazione di questa meraviglia del tempio era accompagnata poi dalle musiche, che venivano eseguite lì dai canti dei leviti. I leviti che erano anche i suonatori, si posizionano proprio sulla gradinata di fronte a questa porta di Nicanore, la porta che separava l’atrio delle donne dall’atrio degli israeliti, dove c’era l’altare dove venivano offerti gli olocausti e i sacrifici. Si diceva, al tempo di Gesù, che chi non ha visto Gerusalemme la splendente, non ha visto la bellezza; chi non ha visto il Santuario dove dimora il Signore, non ha visto la magnificenza.
E difatti, il desiderio di ogni israelita era di contemplare almeno una volta in vita, questa meravigliosa costruzione, andare a vedere il volto del Signore: “Quando verrò e vedrò il volto di Dio” dice quel levita che era stato esiliato alle sorgenti del Giordano. Dicevo che Gesù si trovava con un gruppo di persone a contemplare questa costruzione e qualcuno gli ha detto: “Guarda che meraviglia!” Sentiamo la reazione di Gesù: Mentre alcuni parlavano del tempio, … L’affermazione fatta da Gesù deve avere non soltanto sorpreso e stupito tutti i presenti, ma deve averli anche scandalizzati. Il Santuario in cui risiedeva la Gloria del Signore, era ritenuto da tutti indistruttibile, incrollabile, come poteva Gesù affermare che, “del tempio non sarebbe rimasta pietra su pietra”? Dubitava forse che il Signore non sarebbe stato in grado di proteggere la propria dimora? Gesù avrebbe voluto in tutti i modi scongiurare questa catastrofe, ricordiamo che Lui ha pianto sulla città di Gerusalemme che aveva rifiutato il suo Vangelo e per questo sarebbe andata incontro a una fine drammatica. Gesù aveva fatto la sua proposta di mondo nuovo, mondo di fratellanza, di condivisione, di servizio reciproco. Coloro che non accettano questa sua proposta e vogliono perpetuare il mondo vecchio, quello della competizione, dove il più forte sottomette il più debole, chi vuole rimanere in questo mondo vecchio non può che decretare la propria rovina. Difatti, la catastrofe è arrivata 40 anni dopo, quando l’esercito di Tito ha circondato e poi distrutto, questa città con il suo tempio. Nel celebre rilievo dell’arco di Tito a Roma, ci sono i soldati che portano in trionfo gli arredi del tempio e il candelabro a sette braccia, la Menorah.
I presenti, comunque, sono rimasti stupiti da quanto affermato da Gesù e allora gli chiedono: “Quando accadranno queste cose?” Gesù non risponde perché non lo sa quando accadrà, ma a Lui preme indicare ai discepoli come dovranno collocarsi di fronte a questo evento drammatico. Quando Luca scrive il suo Vangelo, del tempio non era rimasta pietra su pietra, era già stato distrutto. Come interpretare questo fatto? Quale lezione i cristiani, dovevano trarre da questo dramma? Chi si recava al tempio andava a offrire sacrifici, a chiedere benedizioni e favori al Signore. Gesù voleva che non restasse pietra su pietra di questo modo di rapportarsi con Dio, voleva che fosse cancellata per sempre, dal cuore degli uomini, l’immagine di Dio adorato nel tempio, il Dio che concede i suoi favori a coloro che gli offrono qualcosa… sacrifici, opere buone, canti, preghiere e nega questi benefici a coloro che non gli si sottomettono. Il tempio di Gerusalemme rappresentava questo rapporto commercialecon il Signore e Gesù voleva che fosse eliminato per sempre. Il Dio predicato da Gesù è il Dio dell’amore incondizionato e gratuito, il Dio di Gesù offre i suoi benefici a cattivi e buoni; la distruzione del tempio materiale, andava quindi letta come un passaggio dall’Antico Tempio al Nuovo Tempio di cui ha parlato Gesù.
Nel tunnel occidentale della spianata del tempio c’è la pietra della fondazione del mondo, è il luogo più sacro del giudaismo. Da questa pietra – dice la tradizione di Israele – Dio ha tessuto tutto il mondo e, su questa pietra – che verso l’alto affiorava nel Santo dei Santi – il Sommo Sacerdote, nel giorno dello Yom Kippur, entrava per versare il sangue dell’espiazione dei peccati. Di fronte a questa pietra ci sono sempre persone in preghiera, notte e giorno, soprattutto donne. Difatti, il Muro del Pianto è sacro perché è il luogo di preghiera che è più vicino a questa pietra. Il tempio materiale che aveva al centro questa pietra è crollato. Cosa può significare questo evento per un cristiano? Vuol dire che questa pietra ha lasciato il posto a un’altra pietra, quella che Dio ha posto nella Pasqua, la pietra angolare di un Nuovo Tempio, un tempio non materiale ma fatto di pietre vive, di coloro che uniscono la propria vita di amore a quella di Cristo; è da questo tempio che salgono al cielo gli unici sacrifici graditi a Dio, che sono le opere di amore. È questa la lettura che Luca vuole che le sue comunità facciano della distruzione del tempio di Gerusalemme. Come vivere questo momento di passaggio dal Tempio Antico al Nuovo Tempio? Gesù da due indicazioni.
Sentiamo la prima: “Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Siccome tutti si aspettano e desiderano la nascita di un mondo nuovo, di un uomo nuovo, c’è il pericolo di essere ingannati da falsi messia. Si presenteranno nel suo nome, cioè come salvatori, come unti del Signore, anzi come divini, impiegheranno l’espressione “Io sono!” che è un’esclamazione e nei Vangeli richiama in nome di Dio “State in guardia”, “non andate dietro a loro”. E questa è una raccomandazione molto attuale anche oggi. Abbiamo fatto esperienze, anche recenti, di ideologie, partiti politici che si sono presentati annunciando l’avvento del mondo nuovo, dell’uomo nuovo, si sono atteggiati a salvatori del mondo, ma hanno finito per rivelarsi poi diabolici e coloro che li hanno seguiti, sono divenuti complici di progetti disumani. Dobbiamo fare attenzione anche a un altro messianismo, quello della scienza e della tecnicache hanno pervaso ogni aspetto della nostra vita; quando predicano, si deve fare tutto ciò che si può fare, si ritorcono contro l’uomo. “Fate attenzione – dice Gesù – perché vi imbrogliano”. Costoro diranno: “È giunto il tempo!”. E qui il termine greco che viene impiegato non è Kronos che indica il tempo del calendario, è Kairos cioè ti diranno: “È il momento buono, il tempo propizio per cambiare le cose”. Giungeranno coloro che diranno: “I tempi sono cambiati, una certa morale, certi valori, sono retaggi del passato da dimenticare… roba da medioevo”. “Fate attenzione! – dice Gesù – Non lasciatevi incantare da proposte contrarie al mio Vangelo, perché vi ingannano”.
Sentiamo adesso la seconda indicazione sul da farsi che Lui ci dà: Quando sentirete di guerre … A questo punto, per comunicare il suo messaggio, Gesù ricorre al linguaggio apocalittico. Lo sappiamo che oggi purtroppo, questo aggettivo è impiegato in modo scorretto, come sinonimo di catastrofico. Apocalittico non ha nulla a che vedere con le catastrofi, anche se i giornalisti parlano di siccità apocalittica, di tsunami apocalittico, di disastro apocalittico. Questo aggettivo deriva dal verbo greco Apocalypto. È allontanamento di ciò che nasconde, di ciò che vela, di ciò che impedisce di vedere le cose e Gesù lo impiega proprio in questo senso, vuole incoraggiarci perché era questo ciò che volevano gli apocalittici. Gesù vuole togliere il velo che ci impedisce di vedere la nostra storia, ciò che accade nel nostro mondo con gli occhi di Dio. Difatti, parla di guerre, di rivoluzioni, di terremoti, carestie, pestilenze, fatti terrificanti. Nulla di nuovo… è ciò che abbiamo sempre visto nel nostro mondo, è ciò che scorre anche oggi sotto i nostri occhi. Come leggere questi eventi? Ci sono due modi di vedere queste realtà. Il primo è lo scoraggiamento di fronte a qualcosa che è ineluttabile e allora si dice che non c’è niente da fare, c’è solo da lasciare cadere le braccia, rassegnarsi, perché sarà sempre così non ci possiamo fare nulla, non cambierà mai niente nel nostro mondo, succederanno sempre queste cose e continuerà sempre così. E il mondo nuovo annunciato da Gesù? Era un’utopia, ci spiace. Se il maligno riesce a convincerci che il mondo nuovo al quale Gesù ha dato inizio, non si realizzerà mai… ha vinto. Ed è questo che Gesù vuole evitare, vuol farci vedere come stanno le cose nello sguardo di Dio, nei disegni di Dio, e difatti gli autori apocalittici del tempo di Gesù invitavano a leggere in modo diverso le situazioni dolorose dell’umanità, non come dolori che preludono alla morte, ma come i dolori del parto, come i segni che stava per nascere un mondo nuovo e quindi erano l’invito al coraggio, all’impegno nella realizzazione del disegno di Dio, ed è questa la visione nella quale Gesù vuole coinvolgere i suoi discepoli: vuole dirci che il mondo nuovo è alle porte, è imminente il passaggio fra le due epoche della storia. Difatti, pochi versetti dopo, le sue parole però non sono riferite nel brano di oggi, Gesù raccomanderà: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi, levati il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.
E adesso la domanda: Il mondo antico si rassegnerà a scomparire o combatterà aspramente per sopravvivere, perseguiterà coloro che si impegnano per toglierlo di mezzo, per farlo scomparire? Sentiamo che cosa ci dice Gesù: Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi … Ci sono sofferenze e tribolazioni che capitano senza che siano volute, ma ce ne sono altre, che uno deve mettere in conto che gli capiteranno certamente se fa certe scelte. Bene, se uno sceglie di seguire Cristo, deve sapere che c’è un prezzo da pagare… ci sarà la persecuzione. Gesù non ha voluto illudere i suoi discepoli, non ha promesso una vita facile, non ha assicurato applausi, consensi da parte degli uomini anzi, con insistenza, ha ripetuto che l’adesione a Lui avrebbe comportato opposizioni. Ha detto: “È sufficiente che per il discepolo succeda quello che è successo al Maestro. Se han chiamato Beelzebùl il padrone di casa, cosa si devono aspettare i suoi familiari?” Per quale ragione questa persecuzione? Perché Gesù ha dato inizio a mondo nuovo e il mondo vecchio non si rassegna a scomparire. L’istituzione religiosa è stata rimessa in causa dal vero volto di Dio presentato da Gesù e ha reagito; contro Gesù hanno tirato le pietre… cosa si devono aspettare di meglio i suoi discepoli? L’economia dell’Impero Romano era basata sulla schiavitù, il 20 – 30% della popolazione era costituita da schiavi. Poi arriva il Vangelo che parla della fratellanza universale, rimette in causa tutta l’istituzione… cosa si devono aspettare gli annunciatori di questa novità dell’amore per tutti gli uomini? Saranno perseguitati.
Difatti Gesù lo ha detto: “Preoccupatevi se non siete perseguitati; guai a voi quando tutti diranno bene perché vuol dire che ragionate come i pagani, che vivete come loro”. Il problema per Gesù adesso, è come comportarsi quando si è perseguitati, perché la persecuzione ci sarà certamente. Bene, Gesù ci dice adesso come si devono comportare i suoi discepoli nella persecuzione.
Prima indicazione che dà: “Voi avrete occasione di dare testimonianza”. Quale testimonianza? Con le parole? No. Proviamo a pensare: quand’è che tu puoi mostrare di essere mite? Non certo quando sei adagiato sul sofà e ti stai godendo un brano di musica classica da solo… non è quello il momento in cui tu puoi testimoniare la tua mitezza. Tu avrai l’occasione di mostrarlaquando per strada uno ti offende e tu non reagisci con un’altra offesa. Quand’è che puoi mostrare di essere una persona generosa? Tu testimoni la tua generosità quando incontri un bisognoso. Bene, quand’è che tu potrai testimoniare, in modo inequivocabile, che sei discepolo di Cristo? Ecco cosa dice Gesù: “La persecuzione ti offre l’opportunità di mostrare che tu sei capace di amare coloro che ti odiano, di benedire coloro che ti maledicono, di fare del bene a coloro che ti vogliono togliere la vita”. La persecuzione mette il discepolo nella condizione ideale di testimoniare che con Cristo, è entrato nel mondo uno Spirito nuovo, una forza divina che rende capaci di amare i nemici. Chi non era animato da questo Spirito, al male rispondeva col male, all’offesa con l’offesa. Ricordiamo Lamech, che reagiva al male con la rappresaglia, uccideva un bambino se gli faceva un livido. Poi si è giunti a un modo più umano di fare giustizia, con la legge “dell’occhio per occhio, dente per dente”. Questa non era ancora la nuova giustizia portata da Gesù. Adesso, se qualcuno che è percosso sulla guancia destra porge anche l’altra; se gli rubano il mantello lui offre anche la tunica; se lo costringono a fare un miglio, lui ne fa due. Se questo accade, noi siamo di fronte alla prova inconfutabile che ha avuto inizio un mondo nuovo. “Ecco – dice Gesù – nella persecuzione i miei discepoli non devono perdere l’opportunità di dare questa testimonianza del massimo dell’amore: l’amore al nemico”.
E poi, mettetevi in conto di non preparare la vostra difesa, sarà lo Spirito a suggerirvi cosa dovete dire. Per quale ragione non devono preparare la loro difesa? Perché sareste tentati di prepararla secondo i criteri di questo mondo, non ponetevi sullo stesso piano dei vostri aggressori, voi dovete in ogni momento lasciarvi guidare dall’amore, dalla voce dello Spirito e, allora, le vostre dovranno sempre essere parole non suggerite dall’orgoglio, dalla volontà di prevalere, dalla rivalsa ma soltanto parole di amore, di pace e di speranza. L’aggressività rovinerebbe tutto, l’altro deve capire che voi lo amate, non che lo volete vincere, i vostri persecutori dovranno convincersi che la vostra forza sta nella vostra fragilità, nella vostra debolezza secondo i criteri del mondo e poi tenete presente che non siete lupi, siete agnelli in mezzo ai lupi. Non mettetevi addosso la pelle del lupo, non siete lupi voi, comportatevi sempre da agnelli.
Poi sarete traditi perfino dai genitori, dai familiari, dai parenti e dagli amici. Qui l’evangelista sta facendo riferimento a una legge prevista nel Deuteronomio, 13, dove si dice che quando uno abbandona la fede e diventa un idolatra, è un dovere… i familiari sono autorizzati, anzi benedetti se lo uccidono. Naturalmente questo non accadeva materialmente, ma è per dire quanto era grave questa scelta di abbandonare Dio e di diventare un idolatra.
Dice Gesù: “I miei discepoli si troveranno anche in questa condizione: di essere isolati dai loro stessi familiari, di essere considerati delle persone da disprezzare perché hanno abbandonato la vera fede”. E in Israele, quando una persona veniva isolata dalla propria famiglia, perdeva anche il diritto di successione, il diritto all’eredità. Gesù dice: “Mettete in conto tutto questo, se volete essere miei discepoli”. E poi “Sarete odiati da tutti a causa del mio nome”. E questo è valido anche oggi, se voi predicate il Vangelo, voi stupirete le persone perché seguono un’altra logica, altri criteri morali. Se tu di fronte a uno che accumula beni, tu gli fai capire che è un pazzo, lui ti odierà; se al dissoluto tu gli dici che si sta disumanizzando, lui ti aborrirà; se denuncerai le menzogne, le ingiustizie che stanno dietro i poteri forti, alle lobby delle armi, se tu alzi troppo la voce, tu la pagherai.
Ecco la promessa finale di Gesù: “Nella persecuzione, tenete presente, non vi possono fare nulla, possono anche togliervi la vita, ma con la vostra perseveranza, voi salverete la vostra vita. In realtà nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Cosa intende dire Gesù? Voleva proprio arrivare a questo: nella persecuzione siate perseveranti, tenete duro e ciò che vi potranno fare sarà forse togliervi la vita biologica, ma non possono toccare la vostra vera vita, in greco è chiamata psyché,che non è la vita biologica, è la vita che Dio ti ha dato… questa cresce in te quando tu ami anche il nemico, e questa vita nessuno te la può toccare.



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