CRISTO RE
- don Luigi

- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 14 min
Dal Vangelo secondo Luca (23, 35-43)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Se scorriamo le pagine dei libri di storia, noi vediamo il succedersi di tanti regni che sorgono, hanno il loro momento di gloria, sottomettono gli altri popoli, poi arriva ineluttabile il momento del declino e questi regni si sgretolano. Pensiamo agli Assiri, all’inizio del VII sec. a.C., dal Golfo Persico fino all’Egitto dei faraoni, tutto il mondo era loro. Quanto è durato questo regno? Alla fine del VII sec., Ninive è stata conquistata dai Babilonesi che hanno iniziato il loro regno. Ricordiamo i giardini pensili, una delle sette meraviglie del mondo; la porta di Ištar (Ishtar) a Babilonia, dedicata alla dea protettrice della città Ištar, la stella del mattino; ricordiamo il leone su questa porta, il simbolo della forza, del dominio dei Babilonesi; ricordiamo la famosa torre, l’Etemenanchi. Quanto è durata la gloria di Babilonia? Nemmeno un secolo perché poi sono arrivati i Persiani, hanno conquistato Babilonia. Anche i persiani, dopo due secoli, hanno dovuto cedere il regno e tutte le satrapie sono state conquistate da Alessandro Magno, ma poi sono arrivati i Romani. Ecco, tutti i regni di questo mondo sono così… passano, dopo un po’ scompaiono, lasciando poi dietro di sé tracce di sangue, memorie di guerre e di violenze, di crudeltà inaudite. E lo stesso accade anche con le ideologie, con le mode, con i partiti politici: sorgono, illudono perché promettono il mondo nuovo e paiono incarnare qualcosa di divino, di eterno, invece tramontano.
La domanda allora: Esiste un regno che non tramonta? Un regno su cui io posso puntare la mia vita, sicuro di non rimanere deluso, sicuro di non essermi schierato dalla parte sbagliata della storia? Questo è l’interrogativo. E la Parola di Dio di oggi, risponde proprio a questa domanda perché ci pone davanti il regno che rimane per sempre, quello che ci propone Gesù; di questo regno Lui ha parlato fin dall’inizio della sua vita pubblica, anzi, questo tema è stato al centro di tutta la sua predicazione, pensiamo che sulla sua bocca, questo tema ricorre per ben 90 volte. Di che regalità si tratta? Non è facile da capire. Ricordiamo come nel dialogo che Gesù ha avuto con Pilato, il procuratore romano è andato in tilt, non capiva di quale regno Gesù stava parlando; lui capisce solo la regalità di Tiberio, quella che è basata sulla forza delle legioni romane e Gesù non ha soldati, ha 12 pescatori che lo seguono e alcune donne: “Che regno è mai il tuo?” Non capisce nulla della nuova regalità. E stiamo attenti perché lungo i secoli, purtroppo, anche coloro che hanno dato l’adesione al regno di Gesù, hanno poi ceduto alla tentazione di adeguarsi ancora ai criteri, alla logica dei regni di questo mondo e spesso non è stato facile distinguere fra coloro che avevano dato l’adesione al regno di Gesù, dagli altri regni. C’era lo stesso sfarzo, la stessa ricerca degli onori, del potere, della ricchezza, del peso politico. Pensiamo come spesso i discepoli di Cristo si siano lasciati coinvolgere poi nella competizione con le grandezze dei regni di questo mondo e siano ricorsi anche alla violenza, che è ciò che di più incompatibile ci sia con il regno proposto da Gesù.
All’inizio, l’Evangelista Luca, ha presentato con tre parabole, le tentazioni che hanno accompagnato Gesù durante tutta la sua vita e una di queste tentazioni riguarda la proposta che il maligno ha fatto a Gesù, di conquistarsi anche Lui un regno di questo mondo. Le sue parole sono state queste: “Io ti darò la gloria di tutti i regni di questo mondo, perché questo mondo ce l’ho in mano io, ma a una condizione: che tu ti prostri ad adorare me”. “Accetta le indicazioni che ti suggerisco io e, i regni di questo mondo, quelli che ho in mano io, si conquistano anche seducendo, ingannando, sfruttando… perché stai attento, se sei onesto, se pensi al bene degli altri, dei poveri… tu non vai lontano”. Il suggerimento che gli aveva dato era: pensa a te stesso, a star bene tu; guarda che per essere felici bisogna salire in alto conquistare il potere. Se vuoi essere ricordato nelle pagine dei libri di storia, se vuoi che si dia il tuo nome a delle città come è accaduto a Cesare… più di 30 Cesaree, Alessandro Magno… quante Alessandrie. Se tu non ascolti me non ti ricorderà più nessuno. Questa è stata una delle sue tentazioni! E notiamo come il maligno si era presentato, non come avversario ma come amico, uno che voleva il bene di Gesù, lo voleva aiutare a costruirsi il suo regno. Nel Vangelo di oggi, questo pensiero sarà l’ultimo tentativo del maligno: far recedere Gesù dalla sua proposta di un regno completamente diverso. Il brano di oggi inizia ponendoci davanti la scena drammatica dell’incoronazione di Gesù come re, dopo sarà impossibile equivocare, non si potrà in alcun modo confondere il regno di Gesù con i regni di questo mondo e saremo invitati a fare la nostra scelta… a quale regno dare la nostra adesione. Sentiamo: Dopo che ebbero crocifisso Gesù, … Le incoronazioni dei re di questo mondo erano un inno alla forza, una celebrazione del potere, del dominio. Ricordiamo il faraone che nel giorno del suo insediamento scagliava quattro frecce nella direzione dei quattro punti cardinali, era il monito che lui inviava a tutti i re della terra: “State attenti a non provocarmi perché scatenerei tutta la mia forza”. Ecco ciò che caratterizza i regni di questo mondo che sono in mano al maligno: la ricerca del dominio, l’orgoglio. Il racconto che abbiamo appena ascoltato ci parla di un’intronizzazione regale completamente diversa. Non vi si trova nulla di ciò che caratterizza le incoronazioni dei sovrani di questo mondo, è impossibile equivocare perché si tratta di due regni opposti e vogliamo metterli a confronto. Osserviamo…
Il luogo dell’incoronazione. Non è la sala del trono di un palazzo sfarzoso, è il Calvario, un luogo immondo, fuori dalle mura della Città Santa. Era lì che avvenivano le esecuzioni, lì finivano sulla croce i maledetti da Dio ed era stato scelto perché, se osservate, era in alto come un palco sul quale avveniva una rappresentazione, uno spettacolo al quale era bene che assistessero tutti coloro che entravano e uscivano dalla porta della città. L’Evangelista Luca, non per caso, impiega un termine greco: theõria, che significa proprio spettacolo. È una rappresentazione che avviene adesso su quel palco che è il Calvario e, a questa rappresentazione, Luca vuole che tutti noi assistiamo perché lì è in scena Dio, è Dio che ci mostra tutta la sua gloria, ci mostra il suo vero volto. Al termine della rappresentazione, ognuno di noi sarà invitato a cancellare dalla mente e dal cuore, tutte le immagini di Dio che non corrispondono al Dio che noi abbiamo visto sul Calvario.
Il trono è una croce. Se Gesù avesse dato retta al maligno che gli suggeriva: “Prenditi un regno di questo mondo, hai tutte le capacità per conquistartelo”, non sarebbe finito su una croce, sarebbe su un altro trono ornato di pietre preziose. Ecco l’invito a cancellare tutti i troni su cui noi abbiamo collocato Dio. Non è al suo posto sui troni che a noi piacciono, il suo trono è la crocee dalla croce, da quel trono lì, non dà ordini ma obbedisce alla sua identità di Dio che è amore e solo amore, bontà e solo bontà. E da quel trono che è la croce, il trono glorioso, giudicherà la nostra vita. Sarà una vita riuscita la nostra, se sarà conforme a quella che noi vediamo lì sulla croce, cioè una vita donata tutta per amore. Il giudizio non sarà di condanna, ma saremo misurati su quella vita che Lui ha vissuto, una vita totalmente donata.
Lo scettro. Dov’è lo scettro che tutti i sovrani hanno in mano, il bastone decorato con metalli preziosi? Lo scettro, lo sappiamo, in origine era un semplice bastone che indicava il potere del sovrano di colpire chi osasse sfidare i suoi ordini, era il simbolo quindi del dominio, del timore che il sovrano era capace di incutere. Le mani di Gesù sono inchiodate, non hanno mai sfiorato nessuno di questi scettri che tutti i sovrani del mondo impugnano, quelli per colpire. Lui non colpisce mai nessuno, Lui è colpito e non reagirà mai, non colpirà mai con punizioni coloro che hanno sbagliato; questo scettro glielo vogliamo mettere nelle mani noi perché ci piace un Dio che punisce, ci piace perché noi siamo cattivi e vorremmo un Dio che ci assomiglia! Togliamo tutti gli scettri dalle mani di Gesù perché Lui non colpirà mai nessuno. Poi, dove sono i paludamenti di porpora, di cui in seguito purtroppo faranno sfoggio tanti suoi discepoli che non avranno capito né interiorizzato la sua proposta di nuovo regno? Non c’è nessun paludamento: è nudo, è povero, Lui è il Beato che è rimasto senza niente perché ha donato tutto. È questa la proposta di beatitudine che lui ci ha fatto: “Beati coloro che sono poveri”, cioè quelli che non hanno più nulla perché hanno dato tutto. Pensate quando si arriva alla dogana della vita, al termine della vita come Lui sul Calvario, la vita è riuscita quando è come la Sua, quando siamo nudi come Lui perché abbiamo donato tutto ciò che Dio ha posto nelle nostre mani e l’abbiamo trasformato in amore, per la vita del fratello.
Poi non c’è traccia di esercito che dovrebbe assicurare, con le armi e con la forza, il potere del sovrano. Ci sono sì dei soldatiai piedi della croce, ma non sono i suoi. Lui lo aveva detto a Pilato: “Se il mio regno fosse fondato sui criteri di questo mondo i miei discepoli avrebbero tentato di reagire con le armi”. Gesù non conosce questo esercito e prima che a Pilato, Lui lo aveva già chiarito a Pietro: “Non è con la spada che si instaura, nel mondo, il nuovo regno”. E poi le guardie del corpo: due criminali che sono condannati alla sua stessa pena, Lui è al centro. Osservate bene in mezzo a chi si viene a trovare Dio. Dio si trova fra due criminali e, dice bene la lettera agli ebrei parlando di Gesù, nostro fratello: “Non si vergogna di chiamare fratelli quei due che Lui ha al suo fianco”. Il Dio che noi vediamo lì sul calvario che stiamo contemplando, è completamente diverso da quello che noi ci siamo immaginati. Quando il figlio di Dio è venuto a farci vedere il suo volto in questo mondo, le prime persone che ha avuto al suo fianco, e che non si vergogna di chiamare fratelli, sono gli impuri della terra, i pastori; poi quando è cresciuto, è andato a mischiarsi ai peccatori al battesimo, e poi ricordiamo che il Battista ha detto: "Tu sei fuori posto, Tu devi stare con i giusti” e Lui ha detto: “No, è iniziata una nuova giustizia adesso”. Eccolo il Dio che si rivela là sul Calvario, è in mezzo a due criminali. Questo è il nostro Dio.
La corona… è una corona di spine. Dove sono i paggi, gli assistenti, i cortigiani che acclamano e ossequiano? Osserviamo ai piedi della croce… continua lo spettacolo che ci viene mostrato da Luca. Ci parla di tre gruppi di persone. C’è il popolo. Il popolo stava a vedere. Sembra che non si renda conto di ciò che sta accadendo, non capisce come un uomo che ha fatto solo del bene possa morire così, sia ucciso e non reagisca. Subito dopo, l’evangelista Luca noterà che tutte le folle che erano accorse per questo spettacolo – la theõria – ripensando a ciò che avevano visto, se ne tornavano percuotendosi il petto. Ecco l’invito che ci viene fatto ripensando allo spettacolo al quale Luca ci fa assistere… alla fine anche noi dobbiamo allontanarci battendoci il petto per avere offeso Dio con i nostri pensieri, con le maschere che abbiamo posto sul Suo volto. Questo popolorappresenta tutta quella gente bendisposta che vorrebbe capire il nuovo regno di Dio, ma non riesce perché coloro che dovrebbero illuminare questa folla sulla vera regalità, a sua volta è stordita, quindi non può guidare questo popolo che vorrebbe capire ciò che sta accadendo e a quale regno è bene dare l’adesione.
Secondo gruppo: i capi. Lo deridono, e dicono: “Ha salvato gli altri salvi sé stesso, se lui è il Cristo, l’eletto”. Questi capi sono i veri responsabili, coloro che detengono il regno vecchio che presiedono, sono i dominatori, non vogliono che il regno vecchio finisca, che si instauri il nuovo regno. Lo sfidano: “Perché Gesù non scende dalla croce? Perché non compie il miracolo? Gli crederebbero tutti!” E lo desidereremmo anche noi, siamo sinceri, che scendesse e gliela facesse pagare a coloro che lo stanno sfidando. Questo è il Dio che non esiste ed è il Dio che ci piace, il Dio che mostra tutta la sua forza. Ma questo Dio è incompatibile con quello che ci viene rivelato lì, nello spettacolo del Calvario, il Dio del Calvario è il Dio che ama tutti, anche chi lo combatte, il Dio che anche se uno non si fida della sua Parola, lo insulta, Lui continua ad amarlo, lo perdona perché è un Dio che salva e basta. La proposta del maligno è proprio stata quella di ripiegarsi su sé stesso… “Pensa a te stesso”. Eccolo il maligno, che per bocca di questi capi del popolo, continua con la sua proposta… “Salva te stesso, impiega tutte le tue capacità al servizio di te stesso”. Quando il vero Dio invece pensa solo ad amare. I soldati. Lo deridono, gli si accostavano per porgergli l’aceto. Non erano romani, erano soldati siriani. Si tratta di poveri uomini strappati dalle loro famiglie, dalla loro terra e mandati per pochi soldi a commettere violenze contro un popolo dalla lingua, dai costumi, dalla religione differenti. Lontani dalle loro famiglie, dalle mogli, dai figli, avevano perduto anche tutti i sentimenti umani e allora sfogavano la loro delusione contro chi era più debole di loro, angariavano le persone povere, erano vittime del folle disegno del regno antico dove conta soltanto la forza, difatti, loro dicono: “Se sei il re dei giudei salva te stesso”. Anche loro lo ripetono due volte: “Pensa a te stesso”. Sono stati educati a credere soltanto nella forza e chi confida nelle armi, rispetta chi vince e schernisce chi perde… e Gesù sta dalla parte dei perdenti.
Sopra di Lui c’era una scritta: “Questi è il re dei giudei”. È tutto una parodia della regalità di questo mondo. L’evangelista Giovanni noterà l’ironia dell’iscrizione posta da Pilato perché i capi del popolo faranno le loro rimostranze: “Non scrivere che è il re dei giudei”. Ma l’ha detto Lui che è il re dei giudei! E Pilato risponderà: “Ciò che ho scritto, ho scritto. Rimane. È Lui il re dei giudei”. Pilato non lo sapeva, ma diceva la verità. È Lui che realizza le Scritture, è Lui il re atteso. Ma coloro che credevano di possedere la conoscenza delle Scritture avevano equivocato, continuavano a pensare a un Messia secondo i loro criteri e i loro criteri non erano quelli di Dio. I criteri del Messia di Dio, noi li abbiamo visti lì, sul Calvario. Quello è il Messia che salva e ci salva quando noi ci lasciamo liberare dal ripiegamento su noi stessi e apriamo il cuore all’amore incondizionato per il fratello, fosse anche colui che ci toglie la vita. L’Evangelista Luca ci ha presentato la nuova regalità, è lo spettacolo al quale abbiamo assistito e a questo punto siamo invitati a fare la scelta.
A fianco di Gesù ci sono due malfattori, uno di loro riconoscerà di essere appartenuto al regno vecchio, quello del dominio della forza e della violenza. Adesso darà la sua adesione al nuovo regno. Sentiamo: Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava … Non è finita la rivelazione di Dio. Luca ci invita adesso a contemplare Dio in mezzo a due criminali e ad ascoltare la proposta che fa il primo di questi criminali a Gesù che gli dice: “Se tu sei il Messia, salva te stesso e noi”. Il Messia che ha in mente questo criminale, è quello che gli hanno insegnato i capi religiosi che si aspettano il Messia vincitore che costruisce un regno di questo mondo; questo criminale ha lottato proprio per uno di questi regni e ha perso. E allora chiede a Gesù: “Se tu sei il Messia, dai che lottiamo insieme, salva te stesso e noi” È la terza volta che sentiamo questa proposta fatta a Gesù: “Salva te stesso”. Era la proposta che aveva fatto il maligno fin dall’inizio… “Tu, Gesù, devi pensare a te stesso, non agli altri. Se pensi a te stesso, costruisci un grande regno, diventi qualcuno”. Nei regni antichi, nel regno vecchio nel quale questo criminale continua a credere, la vita non deve essere donata deve essere trattenuta. È il suggerimento che aveva dato il diavolo. Il secondo malfattore dice al suo collega: “Noi abbiamo sbagliato nella vita, ci siamo schierati dalla parte del regno sbagliato e abbiamo perso. Potevamo vincere, ma abbiamo perso. Questa è la logica dei regni di questo mondo che si basano sulla forza… noi avevamo meno forza e abbiamo perso”.
Poi si rivolge a Gesù e lo chiama per nome, lo sente un amico, non lo chiama Signore, perché lui adesso ha aperto gli occhi e ha capito il vero volto di Dio, il Dio che ama. Lo vede come un compagno di viaggio che non approva certamente ciò che ha fatto, ma non si sente condannato da questo Dio e Gesù non gli dice che si ricorda, lo introduce nel paradiso. La storia di questo malfattore è quella di ogni uomo. Chi di noi non ha commesso qualche omicidio? Non con la spada, con l’odio, con le gelosie, le calunnie, le menzogne, i pettegolezzi, le ingiustizie. La risposta di Gesù “Oggi sarai con me nel paradiso”. Questo oggi, nel Vangelo di Luca, è un avverbio molto importante, ricorre sei volte e sempre in momenti molto significativi. La prima volta, la ricordiamo tutti, sulla bocca dell’angelo che dice ai pastori: “Oggi è nato per voi il Salvatore”; poi a Nazaret, quando Gesù ha letto la profezia di Isaia e conclude dicendo “Oggi si è compiuta questa profezia”; poi, dopo che Gesù ha sollevato, rimesso in piedi il paralitico, tutto il popolo dice: “Oggi abbiamo visto cose meravigliose”; poi, quando Gesù vede Zaccheo e gli dice: “Oggi io devo entrare nella tua casa, devo fermarmi da te” e alla fine dice: “Oggi, in questa casa, è entrata la salvezza”; e l’ultimo oggi, quello sul Calvario: “Oggi sarai con me nel Paradiso”.
Questo termine “paradiso”, nei Vangeli lo si ascolta una volta soltanto sulla bocca di Gesù sul Calvario: “Oggi sarai con me nel Paradiso”. Questa parola deriva da una parola persiana, appiridaez, che indicava un grande giardino dove tutto è verde, un parco con sorgenti d’acqua fresca, alberi frondosi colmi di frutti, poi profumi di fiori. Gesù non si ricorderà di lui in paradiso, ma oggi lo introduce nel nuovo regno. Questa è la bella e la grande notizia, questo è il Vangelo. Il regno di Dio non è meritato è regalato a tutti, anche ai più grandi criminali, perché l’amore di Dio non guarda a chi è buono e a chi è cattivo, dona il suo amore incondizionato a tutti



Commenti