Eucaristia della vigilia: 1Cr 15,3-4.15-16; 16,1-2; Sal 132/131,6-7.8- 9-10.13-14; 1Cor 15,54-57; Lc 11,27-28 Eucaristia del giorno: Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 45/44,10-11.12.15b-16; 1Cor 15,20-27a; Lc 1,39-56
A Gerusalemme, nella valle del Cèdron, accanto al Getsemani, fin dal II secolo si venera la tomba di Maria dove, il 15 agosto di ogni anno, si recano le Chiese orientali, presenti nella città santa, con una solenne processione. I vangeli sono molto discreti riguardo a Maria, di cui non parlano più dopo la Pentecoste; la sua presenza è significativa nei Vangeli dell’infanzia di Gesù (Mt 1-2 e Lc 1-2), pochissimi e sparuti cenni durante la vita pubblica (Mc 3,21.31; 6,3; Mt 13,55; Lc 8,19; Gv 2,5.12), e, infine, la sua presenza ai piedi della croce (Gv 19,25-27). Il culto della Vergine è tardivo: il concilio di Efeso, il 3° ecumenico della cristianità antica, nel 431 dà impulso organizzato alla devozione mariana, definendo Maria Theotòkos – Madre di Dio. Nel sec. V è ancora viva la festa della Dormitio Mariae (la «festa delle feste» della Madre di Dio, la «Pasqua della Madre di Dio») celebrata presso la tomba della Vergine al Getsemani e che l’imperatore Maurizio (539-602) impone a tutto l’impero d’Oriente.
La festa inizi con la vigilia, che è la Veglia della Assunta, come imitazione della grande Veglia/Lucernario del Sabato Santo. Si vuole così mettere in stretta connessione liturgica ciò che fu l’intima unione di vita tra il Figlio e la Madre, tra la Pasqua del Verbo e la Pasqua di colei che, come l’arca dell’alleanza, lo portò in grembo. Maria è la primizia e l’anticipo della Chiesa, che, a sua volta, è il corpo mistico e reale di Cristo, capo della Chiesa. Maria è contemporaneamente figlia della Chiesa e Madre del capo della Chiesa. Iniziamo la Liturgia eucaristica in compagnia di Maria, madre che ci accompagna nel viaggio verso l’altare del Figlio. Lei che lo portò e lo educò, educandosi all’ascolto della sua Parola (Lc 2,19), lei che fu affidata a noi e cui fummo affidati ai piedi della croce nella persona del discepolo Giovanni (Gv 19,26-27), è la madre che condivide con noi i suoi atteggiamenti e scelte di credente.
Oggi celebriamo «una» donna, una donna ebrea, palestinese, una donna di Nazareth che ha regalato la sua identità e il suo stesso essere a Dio, perché ne facesse un dono all’umanità intera. La libertà pura, l’essenza della libertà, sta nel diventare servi per amore regalando la propria libertà a qualcuno. L’amore libero è un amore che serve e ciò è così vero che ne è testimone lo stesso linguaggio segreto degli innamorati. Guardando Maria, una di noi, lasciamoci introdurre in questa dimensione di amore esclusivo e portiamo con noi tutti gli aneliti e i sospiri dell’umanità intera. Prima di accedere al Santo dei Santi dell’Eucaristia, dobbiamo inginocchiarci e supplicare la misericordia di Dio, nel segno della donna, e imparare da lui la disponibilità, il perdono e l’orizzonte della vita.
Esame di coscienza
Signore, tu, Antico di giorni, hai voluto incarnarti nel corpo di una donna. Kyrie, elèison.
Cristo, che ti sei lasciato educare alla vita dall’amore di tua Madre. Christe, elèison.
Signore, che hai rivelato ad una donna il primo annuncio della risurrezione. Kyrie, elèison.
Cristo, tu in tua Madre ci hai dato il segno che nulla è impossibile a Dio. Christe, elèison.
Il Dio che ha creato l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza, il Dio delle Sante Madri Sara, Rebecca, Lia e Rachele, il Dio di Àgar, di Debora, di Giuditta, di Anna, di Noemi e Rut, il Dio di tutte le sante donne che popolano la Scrittura, il Dio nato da Maria di Nazareth abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen.
Spunti per la riflessione e la preghiera
Commentiamo complessivamente i testi con una riflessione orante che si colloca nell’ampio contesto della Scrittura al fine di cogliere l’essenziale del messaggio in questo giorno in cui la Chiesa guarda a Maria come modello di credente; ella per prima si pose in ascolto del Figlio e, dopo averlo generato, lo scelse come suo «Signore e Maestro». Bisogna evitare di cadere nell’idolatrìa della madre di Gesù per non sovvertire l’ordine della salvezza, la cui centralità è solo Gesù Cristo morto e risorto. Il vangelo di oggi appartiene al ciclo dell’infanzia di Gesù, messo per iscritto dopo la Pasqua, alla cui luce viene, quindi, interpretato. Dell’infanzia di Gesù parlano solo Mt (1-2) e Lc (1-2). Mc che è il primo degli evangelisti non ne parla affatto, mentre Gv 1,1-14 descrive non la nascita terrena, ma l’eternità del Verbo incarnato. Da questi dati superficiali ricaviamo però un fatto: i vangeli dell’infanzia non sono un racconto storico cronologico della vita di Gesù, ma un affresco teologico in cui Mt e Lc mettono a punto temi interessanti per la loro comunità. Il brano di oggi è tratto da Lc ed è diviso in due unità:
a) Lc 1, 39-45: la visitazione di Maria alla cugina Elisabetta,
b) Lc 1, 46-56: il cantico di Maria, il Magnificat, come risposta al saluto della cugina.
Il racconto di Maria che parte da Nazareth di Galilea, nel nord di Israele, per andare in Giudea, a sud di Israele, da parte di Lc vuole essere una rilettura del trasferimento dell’arca dell’alleanza da Sìchem a Gerusalemme, a opera di Davide come è descritto in 2Sam 6,2-11. Non a caso la liturgia introduce la solennità con la veglia, in cui si legge 1Cr 15-16, che descrive l’ingresso solenne dell’arca in Gerusalemme, dove il re Davide appresta una tenda, anticipo e premessa del tempio che costruirà suo figlio Salomone. I riferimenti tra il racconto di Lc (vangelo del giorno) e il trasferimento dell’arca di 2Sam 6 dall’evangelista sono costanti e voluti, segno di un progetto non solo letterario, ma teologico e spirituale:
- Sia l’arca che Maria vanno verso Giuda-Gerusalemme (Lc 1,39 con 2Sam 6,2).
- Il viaggio dell’arca e quello di Maria sono costellati da manifestazioni di gioia e danze (Lc 1,42 con 2Sam 6,12).
- L’arca e Maria sono sorgente di benedizione e di profezia (Lc 1,41-42 con 2Sam 6,12).
- Davanti all’arca e davanti a Maria si manifesta lo stesso grido di esultanza (Lc 1,43 con 2Sam 6,10-11).
- L’arca nella casa di Òbed e Maria in casa di Elisabetta sostano tre mesi (Lc 1,40.56 con 2Sam 6,10-11).
Di seguito i testi di Lc 1 e 2Sam 6, riportati per esteso, con lo scopo di aiutare la riflessione e la preghiera.
Sia l’arca che Maria vanno verso Giuda-Gerusalemme:
Maria (Lc 1) | Arca (2Sam 6) |
39 In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. | [Davide] 2 Poi si alzò e partì con tutta la sua gente da Baalà di Giuda, per far salire di là l’arca di Dio, sulla quale si proclama il nome, il nome del Signore degli eserciti, che siede sui cherubini. |
Il viaggio dell’arca e quello di Maria sono costellati da manifestazioni di gioia e danze:
Maria | Arca |
42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! … 44 Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo». | 5 Davide e tutta la casa d’Israele danzavano davanti al Signore con tutte le forze, con canti e con cetre, arpe, tamburelli, sistri e cembali… 12b Allora Davide andò e fece salire l’arca di Dio dalla casa di Òbed-Èdom alla città di Davide, con gioia. |
L’arca e Maria sono sorgente di benedizione e di profezia:
Maria | Arca |
41 Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42 ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!». | 12 Ma poi fu detto al re Davide: «Il Signore ha benedetto la casa di Òbed-Èdom e quanto gli appartiene, a causa dell’arca di Dio». |
Davanti all’arca e davanti a Maria si manifesta lo stesso grido di esultanza:
Maria | Arca |
43 A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? | 9 «Come potrà venire da me l’arca del Signore?». |
L’arca nella casa di Òbed e Maria in casa di Elisabetta sostano tre mesi:
Maria | Arca |
40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta… 56 Maria rimase con lei circa tre mesi … | 10 [Davide] la [l’arca] fece dirottare in casa di Òbed-Èdom di Gat. 11 L’arca del Signore rimase tre mesi in casa di Òbed-Èdom di Gat e il Signore benedisse Òbed-Èdom e tutta la sua casa. |
Ci troviamo di fronte a una simmetria voluta e, se si vuole, anche ricercata e forzata, ma Lc ha un proprio progetto, con cui mette in evidenza gli avvenimenti che accompagnano la nascita di Gesù anche come compimento di due profezie: Malachia (Ml 3), che descrisse l’ingresso di Yahwèh nel suo tempio, e Daniele (Dn 9), che preannunciò l’arrivo di Dio dopo il compimento delle settanta settimane di anni.
Profezia di Malachìa
Per Lc l’angelo/messaggero di cui parla Malacia è l’arcangelo Gabriele che entra nel tempio per annunciare al sacerdote Zaccaria la nascita di un figlio che sarà il precursore del Messia:
Lc 1 | Mal 3 |
8 Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, 9 gli toccò in sorte secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. 10Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. 11 Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso … 13l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria… 19 Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annunzio». | 1 Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo il Signore, che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. |
Gabriele, il segreto e le 70 settimane di anni
Nel leggere ogni singolo brano del vangelo dell’infanzia di Lc, bisogna sempre tenere presenti i due capitoli (Lc 1-2) nel loro contesto globale per rendersi conto che l’autore, volutamente, fa un calcolo appropriato ed esplicito per descrivere, attraverso il viaggio di Maria/Arca, il compimento della profezia di Daniele 9, secondo cui il Messia sarebbe giunto al compimento delle settanta settimane di anni, cioè dopo 490 anni. Secondo la tradizione biblico-giudaica, è l’arcangelo Gabriele, depositario e custode del segreto messianico, che spiega la «visione» allo stesso Daniele. È quindi naturale per Lc, nel momento in cui fa intervenire l’arcangelo Gabriele a svelare il segreto di Dio a Maria di Nazareth, ricollegarsi a Daniele per offrire la chiave della profezia e presentarne la realizzazione non solo nel tempo (compimento dell’attesa), ma, in modo particolare, nella persona di Gesù che è il contenuto della stessa profezia. I primi due capitoli sono infatti scanditi dall’espressione «quando furono compiuti i giorni» (Lc 1,23, 2,6.22) che ritma il compimento profetico, espresso in modo esplicito in Dn 9,24: «suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei Santi» (v. testo completo alla n. 137). Di seguito lo schema lucano:
Lc | Descrizione dell’evento | Giorni |
1,11 | Gabriele appare al sacerdote Zaccaria nella solenne cornice del tempio. |
|
1,23 | Zaccaria «compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa». |
|
1,26 | Gabriele appare a Maria «al 6° mese» (= 6 x30 = 180 gg.). | 180 |
2,6 | Nove mesi dopo «si compirono per lei i giorni del parto». (= 9x30 = 270 gg.) | 270 |
2,22 | Al «tempo della purificazione», 40 giorni dopo, Maria va al tempio per il rito del riscatto. | 40 |
|
| Totale giorni 490 |
La somma totale dei giorni (180 + 270 + 40) in Lc è 490 gg., cioè le 70 settimane di anni di Daniele. Al centro di questo computo vi è Maria che, prima ancora di partorire il Messia, lo porta a visitare la terra del suo popolo di cui sarà al tempo stesso «figlio» e «Messia». L’arca dell’alleanza precedeva il popolo pellegrino verso la terra promessa (Nm 10,33.35; Gs 3,11.14) così come lo precedeva in combattimento (Gs 6,11-13; 1Sa 5,2-11): era il segno visibile della Dimora/Shekinàh di Dio in mezzo al suo popolo (Lv 26,11). Per Lc, Maria è la nuova arca che non porta più il «segno», ma la stessa «Presenza», di cui ne precede l’ingresso nell’ultimo e decisivo combattimento: quello del regno. Non è più Gabriele che custodisce il «segreto messianico», ora è Maria, la figlia d’Israele, che porta nel suo grembo «il segreto di Dio», che lei stessa svela e presenta al mondo intero, rappresentato dai pastori e dai Magi (Lc 2,8-20; Mt 2,1-15). Tutto ciò avviene nei giorni «del decreto di Cesare Augusto» (Lc 2,1). L’imperatore romano crede di dominare il mondo, invece è un docile strumento nelle mani di Dio affinché si compia il suo disegno di salvezza: la nascita del Messia nella città del suo antenato Davide (Lc 2,4-7).
La teologia dei nomi
La stessa logica di compimento profetico troviamo nell’onomastica, cioè nel significato dei nomi che Lc usa con sapienza esegetica di profondità memorabile. Negli avvenimenti che precedono e accompagnano la nascita di Gesù, Lc riporta cinque nomi ebraici, che insieme danno un quadro teologico straordinario:
Lc | Italiano | Ebraico | Significato |
1,5 | Zaccaria | Zakkariàh | Dio si è ricordato. |
1,5 | Elisabetta | Elishàbet | Dio ha giurato. |
1,13 | Giovanni | Johanàn | Dio ha fatto grazia. |
1,27 | Maria | Miryàm | Dio ama (oppure: Amata). |
1,31 | Gesù | Yeoshuà | Dio salva. |
Quadro teologico: Quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4,4) Dio si è ricordato della promessa che aveva giurato ad Abramo, ha fatto grazia alla sua discendenza, amandola «fino alla fine» (Gv 13,1) e ha inviato il Figlio, il quale «è venuto non per condannare il mondo, ma per salvare il mondo» (Gv 12,47; 1Tm 1,15)
Il viaggio di Maria verso Giuda è la prima tappa della realizzazione delle profezie, perché il compimento pieno si avrà quando il bambino sarà presentato ufficialmente al tempio, al compimento del suo dodicesimo anno, per il rito della Bar-mitzwà = figlio del comandamento (Lc 2,41-50), con cui avviene il passaggio dall’età minorile alla maggiore; da quel momento il figlio si assume la responsabilità dell’osservanza della Toràh. In quell’occasione Dio prenderà possesso della sua casa che è la natura umana di Gesù, il nuovo Tempio (Gv 2,19), restituito alla sua funzione di dimora della Presenza, come più tardi dirà Gesù stesso, scacciando coloro che vi si erano introdotti abusivamente: 13 Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14 Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15 Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16 e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17 I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. (Gv 2,14-17).
La donna vittoriosa
L’arca non è solo una cassetta di legno simbolicamente sacra, essa è la Presenza, cioè il luogo visibile dove si posava la Gloria di Dio in mezzo al popolo (Es 25,21; 40,34.35;1Pt 4,14), di cui è forza e sostegno: l’arca, infatti, precede il popolo e lo guida anche in combattimento (Nm 10,33.35). Pertanto Lc presenta Maria come donna vittoriosa sulla linea femminile dell’AT non delle matriarche (Sara, Rebecca, Rachele e Lia), ma delle donne guerriere come Giaele e Giuditta (Gdc 4.8). Il grido di esultanza di Elisabetta (Lc 1,42) richiama quello vittorioso di Debora che canta la vittoria di Giaèle contro Sìsara (Gdc 5,24) e l’esultanza del popolo a favore di Giuditta che vince Olorarne (Gdc 13,18; 15,9-10):
Lc 1,42 | Elisabetta | 42 Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! |
Gdc 5,24 | Giaèle | 24 Sia benedetta fra le donne Giaèle, la moglie di Chèber…, benedetta fra le donne della tenda! |
Gdt 13,18 | Giuditta | 18 Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra. |
Gdt 15, 9-10 | Giuditta | 9 Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifico vanto d’Israele, tu splendido onore della nostra gente. 10 Tutto questo hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per Israele, di esse Dio si è compiaciuto. Sii per sempre benedetta dal Signore onnipotente. |
Non si tratta più di una vittoria di guerra, perché Maria è il simbolo della vittoria contro il male e il maligno che insidia il popolo di Dio (Ap 11,19; 12,4). Ella inaugura l’era messianica che porterà la sconfitta definitiva del peccato e del male. Fin dall’inizio del suo vangelo (Lc 1,26-47), Lc dipinge una costante somiglianza tra Maria di Nazareth e il popolo d’Israele e ora, nel Magnificat, Maria stessa s’identifica con la storia di oppressione e di liberazione, di preghiera e di speranza del suo popolo. Maria, una figlia sconosciuta d’Israele che vive nella «Galilea delle Genti» (Mt 4,15; Mc 1,9; Lc 1,26; 2,39 Gv 1,46), assume su di sé l’attesa di due millenni, s’identifica con il suo popolo e si abbandona al Dio liberatore che ancora una volta irrompe nella storia e questa volta per mezzo di una donna. Maria ha ripreso su di sé la storia e la preghiera di Israele e non può non concludere con un ritorno al principio, alla promessa, al volto di Abramo, il patriarca della fede e della fedeltà. Questo riferimento ad Abramo è mutuato da Is 41,8-9. Nell’intento di Lc, il Magnificat è essenzialmente l’applicazione a Maria di tutte le caratteristiche di Israele: come Israele è voce dei poveri/anawin proiettati nella restaurazione del Regno escatologico. Come Israele s’identifica in Abramo, «nostro padre» (Lc 1,73; Gv 8,39.53; At 7,2l Rm 4,1.12; Gc 2,21) e si sente da lui garantita: Maria, nella prospettiva lucana, si colloca nel cuore stesso della fede genuina del patriarca. Abramo, Israele, Maria In Abramo il popolo d’Israele ha ricevuto la promessa e l’alleanza. Il rapporto che Lc opera tra Maria e Israele ci abilita a mettere in relazione anche Maria e la Chiesa. Infatti, molte parole che Lc attribuisce a Maria sono le stesse con le quali la comunità lucana identificava se stessa o descriveva il suo mistero di grazia.
Celebrare l’Eucaristia, oggi, significa avere anche il diritto di appropriarsi del Magnificat, applicandolo alla Chiesa di cui l’Eucaristia è sacramento di vita, ma anche al singolo credente che in Maria trova il modello genuino della fede che parte da Abramo, e passando attraverso la profezia e la storia di Israele, giunge fino al compimento che è Gesù Cristo, il Verbo eterno incarnato. Attraverso il pellegrinaggio dell’arca dell’alleanza nuova, che è Maria, Gesù ancora nel grembo di sua madre, come le Tavole della Toràh nella Tenda del Convegno, ripercorre con noi lo stesso tragitto dell’arca antica che entra solennemente nel Tempio dell’umanità di Dio, offrendo agli uomini la stessa Shekinàh che nel suo ventre «carne fu fatta» (Gv 1,14).
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