SANTI PIETRO E PAOLO APOSTOLI
- don Luigi
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13° domenica del Tempo Ordinario - anno C - Matteo (16,13-20)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Il dialogo fra Gesù e i discepoli è collocato a Cesarea di Filippo, una città che si trova all'estremo nord di Israele, ai piedi del monte Hermon dove ci sono le sorgenti del fiume Giordano. Come mai Gesù ha condotto là i suoi discepoli e ha voluto fare là quel dialogo che ascolteremo? Gesù era uscito dalla terra di Israele ed era andato nella regione di Tiro e di Sidone e là, in terra pagana, aveva incontrato quella donna Cananea che aveva dato una bella lezione sulla fede ai suoi discepoli. Oggi Gesù si trova con i suoi discepoli in Israele, ma in realtà quel luogo è una terra di pagani perché gli ebrei che la abitano venerano gli idoli, costruiscono templi agli idoli e conducono una vita pagana.
Come mai quella città si chiama Cesarea di Filippo? Cesarea perché Filippo che l'ha fondata, l'ha chiamata con il nome del potente di turno che era Tiberio, però siccome in Israele c'era un'altra Cesarea lungo le rive del Mediterraneo, questa è stata chiamata Cesarea di Filippo. Filippo era uno dei figli prediletti di Erode e poco prima di morire, suo padre gli aveva assegnato la parte nord del suo regno, la terra di Bashan, l'attuale Golan, e nella Bibbia questa terra è celebrata per la fertilità del suolo, pascoli rigogliosi, fecondità di greggi e degli armenti, poi tutta la regione ha un'abbondanza di acque, la pianura è irrigata da innumerevoli ruscelli per cui c'è tutta una vegetazione lussureggiante, un vero paradiso terrestre. È in questo luogo che Filippo ha fondato la sua capitale, un luogo stupendo, tanto che Alessandro Magno quando è giunto qui ha esclamato: "Ma questa è certamente la dimora del Dio Pan e delle Ninfe" e di fatti è stata chiamata Panias, da qui viene il nome attuale di Banias. Gli apostoli sono quindi certamente affascinati da questo paesaggio, dalla vita agiata degli abitanti e pensano certamente soprattutto alla vita godereccia che può permettersi Filippo nei suoi due palazzi, uno sopra la sorgente, era quel luogo dove aveva costruito uno dei suoi palazzi, l'altro era proprio davanti alla sorgente del fiume Giordano. Da quella posizione si ha una visione, panorama incantevole di tutta la Valle di Fule. La moglie di Filippo è la diciassettenne Salomé, la celebre ballerina che aveva chiesto la testa del Battista, è certamente lei che anima le serate e i festini nei triclini dei palazzi di Filippo.
È in questa cornice deliziosa che Gesù rivolge ai suoi discepoli la prima domanda: "la gente, chi dice che sia il figlio dell'uomo?" Quando dice "figlio dell'uomo", un'espressione ebraica, significa semplicemente "l'uomo" tradotto in linguaggio semplice. La domanda che Lui fa è questa: "Che uomo sono io per la gente?" Gli apostoli hanno davanti a loro tanti uomini che hanno raggiunto posizioni di prestigio, uomini che tutti ammirano, invidiano anche, e uomini ai quali gli stessi discepoli vogliono assomigliare. Ecco la domanda: "io chi sono per la gente? L'umano che io incarno dice qualcosa di bello alla gente o tutti pensano che sia Erode Filippo l'uomo bello, l'uomo riuscito? I discepoli hanno in mente anche loro questo ideale di uomo e ce l'abbiamo in mente anche noi, perché anche noi desidereremmo essere persone di successo e possibilmente anche ricche. I discepoli rispondono ciò che pensa la gente di Gesù, dicono: "alcuni che tu sei Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". È già una bella cosa che nessuno ha scorto in Gesù qualche minima somiglianza con i grandi di questo mondo! Hanno colto delle somiglianze con il Battista, certamente perché Gesù è uno con la schiena dritta come lo era stato il Battista, Gesù non si piega come le canne sbattute dal vento; poi assomiglia a Geremia, perché Gesù ha contestato il Tempio, la religione fatta di riti a cui poi non corrisponde l'adesione a Dio con il cuore; e poi assomiglia a Elia, colui che ha professato la fede nell'unico Dio e ha rifiutato ogni compromesso con gli idoli e qui siamo proprio nella terra dove si adorano gli idoli. E che cosa danno gli idoli a tutta questa gente? Tutto! Gente che sta benissimo e i discepoli certamente hanno girato il loro sguardo e devono avere pensato: "però, gli idoli sono generosi con i loro adoratori", e pensano soprattutto alla gente ricca che può permettersi tutti i piaceri e questo lo sperimentiamo anche noi... se adoriamo gli idoli, quelli ti danno tante cose, se tu adori il denaro ti dà tutto, però devi obbedirgli, devi fare quel che ti dice e quindi se ti dice di sfruttare, di mentire o anche di uccidere, tu non lo fai e lui non ti dà niente. Bene, in questo contesto Gesù che cosa offre a chi segue le sue proposte?
Gli idoli lo vediamo che cosa offrono. Eccola la domanda alla quale poi vuole condurre i suoi discepoli Gesù. Filippo elargisce ricchezza, posizioni di prestigio, di potere, fa partecipi i suoi amici delle gioie e della sfarzosa vita di corte. Che cosa offre Gesù? Ecco prima di rispondere Gesù vuole sapere se hanno capito bene chi è Lui e che cosa propone, ascoltiamo la domanda che rivolge loro: Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?”. Risposero: “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Ma voi, chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio il vivente”.
Abbiamo sentito cosa pensa la gente di Gesù, ma a Gesù preme sapere cosa pensano loro di Lui e allora rivolge la domanda "Voi chi dite che io sia?"; parafrasata: "Chi sono io per voi? Quanto conto io nella vostra vita?" È la domanda che l'innamorato pone all'amata. Vogliamo costruire una vita insieme? Sì, ma su quali basi? Conoscete chi sono? Pensate che stare con me significhi sì, seguirmi un pochettino, cioè diventare un pochettino più buoni? Oppure siete decisi a lasciarvi coinvolgere pienamente nel mio progetto di uomo? In altre parole: "volete essere uomini come Erode Filippo o come me? Perché avete capito che proponiamo un'immagine di uomo molto diversa... di chi siete innamorati? Questa è la domanda che Gesù pone anche a noi oggi. Noi tante volte riduciamo la nostra adesione a Cristo, a qualche pratica devozionale, ma il problema fondamentale della fede è credere, vuol dire aver capito chi è e unire la propria vita alla sua.
Pietro risponde deciso: "tu sei il Cristo, il figlio del Dio della vita, sei l'atteso Messia". Ha detto la cosa giusta, ma non ha capito ancora chi è Gesù, che Messia è Gesù, lui ha ancora in mente i messia di questo mondo, quelli che sono grandi; secondo la tradizione del suo popolo, il figlio di Davide è colui che conquisterà il mondo. Comunque almeno ha capito che Gesù è il Messia. E Gesù gli disse: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. Gesù gli dice: "Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché non è stata la carne né il sangue che ti hanno rivelato questa verità, ma il Padre mio che sta nei cieli". Certe cose, certi innamoramenti per Gesù non arrivano con ragionamenti umani, perché i ragionamenti umani ti portano a innamorarti di chi è ben diverso da Gesù, di chi assomiglia a Erode Filippo. Gesù dice a Pietro: "Complimenti, tu sei uno con il cuore puro aperto alla rivelazione delle grandezze che sono quelle di Dio, non è stata la carne e il sangue a rivelartelo, non sono stati i suggerimenti che ti venivano dai tuoi sogni, dalle tue passioni, dalle tue brame, no, solo da Dio poteva venirti questa rivelazione che ti porta a innamorarti di un uomo come lo sono io". Pietro ha riconosciuto l'identità di Gesù, adesso Gesù dichiara l'identità di Simone, il figlio di Giona.
“E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. Gesù cambia il nome a Simone, lo chiama Pietro e aggiunge "su questa pietra edificherò la mia Chiesa". Su quale pietra è edificata da Gesù la sua Chiesa? È Pietro la roccia solida, il primato di Pietro, la roccia su cui è costruita la Chiesa? L'equivoco è nato dal fatto che in italiano Pietro e Pietra sembrano il maschile e il femminile di uno stesso nome, nel testo originale greco non è così, Petròs è una cosa, Petrà è un'altra cosa. Petrosè il sasso, il mattone; Petra è la roccia solida su cui si può costruire un palazzo e non crolla. Pietro non è la roccia, nell'Antico e nel Nuovo Testamento la roccia è sempre e solo Dio o Cristo, chi è Pietro allora? Lui è Petros, è un mattone di questa costruzione, ma la roccia è Cristo. Lo troviamo nella lettera agli Efesini, quando l'autore dice ai pagani che si sono convertiti: "Voi adesso non siete più stranieri o ospiti, voi siete parte di una costruzione che è il tempio di Dio dal quale salgono al cielo i sacrifici a Lui graditi che sono le opere d'amore, e questo tempio è costruito sulla pietra angolare che è Cristo Gesù".
Anche Pietro nella sua lettera quando si rivolge in quella commovente omelia ai neofiti che sono stati battezzati nella notte di Pasqua, dice loro: "Non staccatevi mai da Cristo perché Lui è la pietra viva, gli uomini l'hanno rigettata ma è preziosa davanti a Dio e voi adesso siete pietre vive di questa costruzione, di questo edificio spirituale e siete uniti alla pietra angolare che è stata posta dal Signore nella Pasqua e che è Cristo", E anche Paolo nella lettera ai Corinzi dice: "nessuno può porre un altro fondamento oltre a quello che c'è già, cioè Gesù Cristo". Chi è Pietro allora? Lui è Petros, lui è il primo mattone di questa comunità e chi professerà la sua fede nel Messia di Dio che è Gesù di Nazareth, costruirà la propria vita sulla roccia e nessun terremoto distruggerà questa vita. Ricordiamo anche come al termine del discorso della montagna Gesù ha invitato a riflettere su quale fondamento costruire la propria vita e dice che la vita essere costruita sulla sabbia, cioè sui valori di questo mondo che poi si sgretolano, cosa restano di quei palazzi di cartapesta che tutti ammirano, alla fine vengono sgretolati; oppure la si può costruire sulla roccia solida, e l'unica roccia solida è la fede in Lui, nella sua Parola, nel suo Vangelo, chi costruisce la propria vita su questa roccia può stare certo, nemmeno la morte distrugge quella vita.
E poi aggiunge che "le porte degli inferi non prevarranno contro questa Chiesa". Che cosa intende dire con questa immagine delle porte? Le porte nelle mura di una città erano la parte più difficile da difendere perché dovevano essere chiuse, ma anche aprirsi. Bene, mettevano in atto tutti gli stratagemmi possibili per renderle inattaccabili. Gesù dice, gli inferi, cioè il regno dei morti, lo Sheol, che è il simbolo di tutti i regni di morte che ci sono in questo mondo, hanno le loro porte per proteggersi in modo da non venire attaccati dalla Chiesa, dal Vangelo di Cristo e queste porte sono robustissime. Si credeva che le porte degli inferi si trovassero a Gerapoli, Pamukkaleattuale, una celeberrima città romana, dove fin dall'inizio del I secolo c'è stata una comunità cristiana. Lì ci sono le sorgenti calde e dalle viscere della terra escono fumo e gas tossici che paiono venire davvero dall'Ade, dal Regno dei Morti. Infatti gli archeologi hanno poi posto davanti a quella porta degli inferi, hanno posto la statua di Ade, Plutone e cane Cerbero a guardia di quella porta, ecco l'immagine dell’Ade, il regno dei morti che è inattaccabile. È il simbolo, questo regno dei morti, del regno di morte inattaccabile che noi verifichiamo nel nostro mondo oggi, il regno della corruzione morale, la menzogna, la violenza, comportamenti disumani. È un regno che forse anche noi pensiamo che sia inattaccabile, invincibile, perché si autoprotegge in mille modi, impiega tutti gli stratagemmi per non essere sfondato e, lo sappiamo, chi attacca questo regno di morte ha sempre la peggio. Pensiamo: se attacchiamo il regno della morte dei fabbricatori d'armi, come si fa a sfondarlo? Troppo potente. Chi cambierà le leggi crudeli del mercato internazionale che affamano i popoli? Come fai ad attaccarle? Il regno delle menzogne che sono diffuse dai mass media e che distruggono i valori morali, distruggono la famiglia; oppure il regno della corruzione politica, sono troppo forti, lo pensiamo anche noi, nessuno li sfonderà mai. Ed è vero, se cerchiamo di sfondare queste porte con le loro armi noi perdiamo, ma se affrontiamo questo regno del male fidandoci solo di quella debolezza umana, ma che è la Parola del Vangelo "quelle porte - dice Gesù - non resisteranno".
Ecco, invito alla fiducia nella forza del Vangelo annunciato, altrimenti i regni di morte continueranno a trionfare. Abbiamo in mano la forza che Gesù ci ha dato, che è la sua Parola, se noi ci fidiamo della sua promessa, noi annunceremo con coraggio e con fiducia il Vangelo. Infine adesso ascoltiamo le promesse di Gesù a Pietro: “A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”.
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Gesù fa due promesse a Pietro e le presenta con due immagini rabbiniche, la prima quella delle chiavi. Cosa significava consegnare le chiavi a un maggiordomo? Significava dargli il potere di gestire la vita del palazzo e anche di decidere chi aveva accesso e chi invece doveva rimanere fuori. Adesso Pietro riceve le chiavi, cosa significa? Che è diventato portinaio del paradiso? No, è un altro il significato e si rifà all'immagine rabbinica, i rabbini dicevano di possedere le chiavi della Torah perché loro conoscevano le Scritture, erano loro che le interpretavano e quindi tutti dipendevano dalle loro sentenze. Loro dichiaravano chi era giusto e chi era ingiusto, chi era santo e chi era peccatore... Gesù li critica severamente perché dice: "voi vi siete impossessati delle chiavi della sapienza della Torah e non aprite le porte della salvezza a nessuno e non ci entrate neanche voi da questa porta che è la Sapienza della Parola di Dio". Gesù adesso consegna le chiavi a Pietro. In ebraico chiave si dice mafteach che viene dal verbo patach che non significa chiudere ma spalancare, aprire. Che cosa deve farne Pietro della chiave che Cristo gli ha consegnato? Deve spalancare a tutti l'accesso alla scoperta di Cristo, alla conoscenza del suo Vangelo, soprattutto impiegare la sua persona facendosi un modello di un Vangelo incarnato, ecco il modo di aprire a tutti l'accesso alla salvezza. È necessario passare da questa porta aperta da Pietro che è la professione di fede nel Messia di Dio che è Cristo, professione che lui ha fatto.
La seconda immagine, legare e sciogliere, è anche questa un'immagine rabbinica, significa pronunciare giudizi suciò che è giusto e ciò che è sbagliato, discernere fra ciò che è bene e ciò che è male, è un compito di Pietro, però che abbia prima lui, assimilato la Sapienza del Vangelo, allora può pronunciare le sentenze giuste su ciò che è bene e ciò che è male. E va notato anche che questo non è stato affidato soltanto a Pietro, questo compito di legare e di sciogliere, difatti subito dopo Gesù dirà a tutti i suoi discepoli: "Quello che legherete sulla terra sarà legato anche nei cieli, ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche nei cieli", significa: le sentenze che voi pronuncerete su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, il vostro discernimento corrisponderà al pensiero di Dio, sempre che voi abbiate assimilato la Sapienza del Vangelo. È il problema delle scelte della nostra vita, quello di discernere fra ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è vita e ciò che è morte... e Gesù ha affidato questo compito alla Chiesa, se è fedele alla fede professata da Pietro, se aderisce alla proposta di Cristo, per tutto il mondo la Chiesa sarà una guida sicura nelle scelte della vita.
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