SANTISSIMA TRINITÀ
- don Luigi
- 13 giu
- Tempo di lettura: 10 min
Dal Vangelo secondo Giovanni (16,12-15)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Lo Spirito mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Lungo il corso dei secoli, nella storia dell’umanità, la maggioranza degli uomini ha creduto nell’esistenza di un Dio che dava la ragione dell’esistenza di questo universo. Lo hanno chiamato con vari nomi, lo hanno immaginato in modi molto diversi, per qualcuno è un essere che non è nemmeno persona ma un assoluto del quale anche noi facciamo parte… questo universo è già Dio in sé, il panteismo. Chiaro, se questa è l’immagine di Dio che si ha in mente, non si dialoga con questo Dio, non si prega un Dio così. Per molti è una persona, ma non si interessa di noi; pensiamo agli dèi dei greci, gli dèi pagani, non erano coinvolti in un rapporto d’amore con gli uomini, erano addirittura gelosi della gioia, della felicità degli uomini, si tenevano la vita per sé e gli uomini dovevano servire gli dèi offrendo sacrifici. Poi qualcuno l’ha immaginato anche come un dio bellicoso, vendicativo, amico magari di un popolo e nemico degli altri popoli; del resto, tutte le guerre dei popoli dell’antichità non erano solo degli scontri fra due popoli, ma ognuno aveva il proprio dio che lottava contro il dio del popolo nemico.
Ecco non basta allora credere in un Dio, l’importante è sapere in quale Dio si crede, che immagine di Dio si ha in mente. È un padre che si interessa della nostra vita o un padrone che cerca sudditi che lo devono servire? Gli islamici dicono: Dio è un creatore e abita lassù lontano dagli uomini, Dio è grande, l’uomo confronto a Dio è polvere e cenere, ha dato la Sharìa, poi aspetta per valutare la vita di ognuno con premi e castighi. Gli ebrei al contrario, affermano che Dio non sta lontano, cammina con il suo popolo, non può stare lontano dal suo popolo e quando Israele va a finire schiavo a Babilonia, il profeta Ezechiele vede l’Arca dell’Alleanza che parte dal tempio, va sul Monte degli ulivi e poi si avvia verso oriente perché là è il suo popolo. Il Dio d’Israele non è come il Dio dei musulmani che è lontano, no! È un Dio che vive con il suo popolo.
E noi cristiani … qual è l’immagine del Dio cristiano? Oggi celebriamo l’aspetto specifico della nostra fede, noi crediamo in un Dio Trinità, ma stiamo attenti a impiegare questo termine che non è biblico, è un tentativo encomiabile di formulare secondo i nostri criteri filosofici, in modo razionale, una verità che è presente nella Scrittura, ma stiamo attenti a impiegare questo termine. La Bibbia non fa ragionamenti su Dio, ma racconta ciò che Dio fa, ci dice qualcosa della sua vita intima che è presentata come una comunione d’amore, parla del Padreda cui tutto ha origine, questo Padre che si riconosce nella sua perfetta immagine che è amore solo amore. Questa immagine noi la conosciamo perché si è fatta vedere facendosi uno di noi: Gesù e abbiamo visto l’incarnazione di questo amore. E poi ci parla dello Spirito che è la vita di questo Dio che è fatto di amore, che è tutto e solo amore.
Ci interessa questa vita intima di Dio, perché nel suo disegno ci ha destinati fin dall’eternità ad essere introdotti in questa sua vita d’amore; è il nostro destino di gioia infinita che è raccontato nella Lettera agli Efesini, in un innostupendo che era cantato nel I secolo dai nostri fratelli di fede delle comunità dell’Asia minore… lo conosciamo bene: “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo che ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere coinvolti nella sua vita di amore e ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi…”. Solo in questa prospettiva, solo se questo è il nostro destino, la nostra vita ha un senso.
Parlando con Nicodemo, Gesù aveva detto che era necessario “nascere dall’alto”. Nicodemo non aveva capito, aveva equivocato questo “dall’alto” e aveva pensato che significasse “nascere di nuovo”. Non capiva perché Gesù avesse detto che bisognava nascere di nuovo, Gesù non aveva detto nascere di nuovo, ma “nascere dall’alto”. Nicodemo capisce che sarebbe stato inutile, anche se fosse possibile rinascere, sarebbe stato perfettamente inutile perché si rinascerebbe in questa condizione che è chiamata, nella Bibbia, “carnale”, cioè ancora una vita fragile, destinata alla morte perché appartiene ancora questo mondo e anche con una rinascita, seguiremmo ancora il destino di ogni forma di vita che vediamo sulla terra, microrganismi, le piante, gli animali, gli uomini.
Il Qoelet aveva ragione quando diceva che: “La sorte degli uomini e quella degli altri viventi è la stessa, muoiono tutti perché questa vita biologica appartiene alla realtà del mondo – il Qoelet dice – il soffio vitale è uno solo, è uguale per tutti, per le piante, per gli animali e per gli uomini”. Ecco, il messaggio che caratterizza la fede cristiana! Gli uomini hanno ricevuto in dono una vita che non è quella di questo mondo, è la vita stessa dell’Eterno. Questo è il messaggio che ci è stato dato e allora, il messaggio che vogliamo cogliere in questa festa della Trinità è ciò che decide il senso del nostro esistere, noi non siamo destinati alla morte biologica come tutti, questa avviene, ma non è il nostro destino perché abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio che è la sua stessa vita e il nostro destino è quello di essere introdotti nella vita dell’Eterno, nella vita di amore della Trinità.
Il brano che ascoltiamo tra poco e commenteremo, è preso dal discorso di Gesù durante l’Ultima Cena. Per 5 volte durante questa cena, Gesù parla di questo “dono dello Spirito” e afferma che sarà lo Spirito a portare a compimento il progetto del Padre. Quella che ascoltiamo nel brano di oggi è la quinta di queste promesse di inviare lo Spirito, promesse che Gesù ha fatto durante l’Ultima Cena. Ascoltiamo: “In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future”.
Il Vangelo di Giovanni, lo sappiamo che non è facile perché non ci sono parabole ma concetti teologici molto profondi e anche il brano che abbiamo appena ascoltato va capito in profondità, non vogliamo perdere la ricchezza spirituale di questo testo. Gesù dice che “avrebbe ancora molte cose da dire, ma i discepoli non sono in grado di portarne il peso”. “Avrebbe molte cose da dire”. L’interpretazione più immediata di queste sue parole ci porta a pensare che Lui ha avuto i suoi 3 anni della vita pubblica, ma non sono bastati per dire tutto quello che doveva dire sulla verità, su Dio, sull’uomo. Ma … Gesù non dice che non ha più tempo, dice che i discepoli non sono in grado di portare il peso di queste verità che Lui vorrebbe annunciare, ma non lo può fare; i discepoli non sono in grado di portare il peso di queste sue parole, non riuscirebbe a farle capire ai discepoli …
Di che cosa si tratta? Qual è questa verità che Lui non può spiegare ai discepoli perché non sono in grado di sopportarla? È chiaramente il dono della vita che Lui sta per dare. La morte di Gesù condannato come eretico bestemmiatore, sarebbe un argomento troppo pesante per le loro deboli forze, davvero difficile, anzi per loro impossibile, capire che solo la vita donata è vita divina, vita che rimane per l’eternità. Gesù continua dicendo: “Io non ve lo posso spiegare, questo è un compito che sarà svolto dallo Spirito della verità. Lui vi guiderà dentro tutta la verità, questa verità e io non posso annunciarvi perché troppo pesante per voi, in questa verità vi introdurrà lo Spirito”.
Non sarà Gesù a spiegare il senso della sua passione d’amore, sarà lo Spirito, in questa verità entreranno dopo la Pasqua e lo Spirito non avrà il compito di dire qualcosa in più di quello che Gesù ha già detto, ma sarà quello di far comprendere ai discepoli tutta la verità che si è realizzata in Gesù di Nazareth. Ma non sarebbe sufficiente che lo Spirito facesse capire il senso del dono della vita, lo farà e i discepoli comprenderanno il senso di questo gesto di sommo amore compiuto da Gesù, ma non basta averlo capito, è necessario poi lasciarsi coinvolgere in questa proposta che Gesù fa di uomo nuovo, una proposta che Lui ha fatto non solo a parole, ma ha fatto con la sua vita. L’uomo riuscito, il figlio di Dio è Lui!
E a chi compirà questa opera di introdurre, cioè di coinvolgere la vita delle persone perché diano adesione a questa verità, non basta averla capita, bisogna aderire a questa proposta di uomo nuovo l’uomo vero, colui che dona la vita per amore. Accade qualcosa di simile all’innamoramento una ragazza può incontrare un giovane, conoscere tutto di lui, se in lei però non scatta la scintilla dell’amore che la spinge a legare tutta la sua vita a questo giovane, le serve a poco tutta la sua conoscenza. Potremmo conoscere tutto sulla vita di Gesù, capire il senso della sua vita e questo è opera dello Spirito che ci fa capire che una vita donata è una vita riuscirà, ma poi bisogna dare l’adesione, bene, anche questo impulso – dice Gesù – viene dallo Spirito. Non solo conoscere tutto di Gesù, conoscere il senso della sua esistenza, ma lo Spirito è anche quella pulsione interiore che ti porta a lasciarti coinvolgere in questo dono di amore.
E poi continua Gesù dicendo che “lo Spirito annuncerà le cose future”. Che cosa significa che lo Spirito annuncia le cose future? Anche qui la nostra interpretazione più immediata è che ci farà prevedere il futuro come un mago che predice ciò che accadrà. Ecco, il futuro che lo Spirito farà vedere è questo … mostrerà ciò che ha senso in futuro, cosa rimarrà di una vita. Apparentemente, oggi alla vita si dà un certo valore che è quello che rispecchia il modo di giudicare degli uomini, ma guarda avanti, guarda al futuro, lo Spirito ti farà capire quello che vale e ciò che invece è spregevole, che non conta nulla, non rimarrà nulla di una certa vita. Lo Spirito ti farà capire per esempio che Gesù ha ragione quando dice “a che serve all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi rovina la sua vita, cosa rimane di tutte le ricchezze che ha accumulato?”
Lo Spirito ti fa capire … “guarda che Lui ha ragione, giocati la tua vita sulla sua proposta, guarda avanti, guarda ciò che rimane di una vita”. Ecco, questo è il compito dello Spirito, farti capire ciò che rimarrà della tua esistenza! E ora viene la parte del discorso in cui Gesù spiega come attuerà lo Spirito: “Lo Spirito mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”.
Continuiamo a esaminare questo testo che ha una ricchezza spirituale immensa. Dice Gesù che lo Spirito lo glorificherà. Lo Spirito glorificherà Gesù … e che cosa significa questo glorificare? Per noi significa applaudire, esaltare, magnificare … nulla di tutto questo. Quand’è che Gesù viene glorificato? E cosa significa questo verbo “glorificare” nel Vangelo secondo Giovanni? Gesù ha glorificato il Padre, cioè ha mostrato il vero volto di amore del Padre. Nessuno aveva immaginato un Dio nella realtà di un Dio che ci è stato presentato da Gesù; sul suo volto è brillato in modo perfetto questo volto, e il culmine è stata la passione d’amore rivelata sulla croce.
Il calvario per gli uomini è l’oscuramento della gloria di Dio, il Dio in cui loro credevano, e lo ricordiamo che ai piedi della croce, quando insultano Gesù, gli dicono: “Scendi dalla croce e noi crediamo che tu riveli il volto di Dio, che sei figlio di Dio” Se fosse sceso dalla croce avrebbe confermato la gloria del loro Dio, quel Dio che punisce coloro che si ribellano contro di lui, era l’idolo. Gesù ha glorificato il Padre perché ha mostrato che il Padre non era quel Dio che loro immaginavano, è un Dio che è amore e solo amore e sulla croce ci ha detto: “Qualunque cosa voi facciate contro di me, io risponderò sempre dicendo che vi amo, non riuscirete a farmi dire altra parola che vi amo”. Questa è la gloria che ha dato Gesù al Padre, ha rivelato il suo volto di amore.
Adesso che cosa fa lo Spirito? Dice Gesù: “glorificherà me”. Cioè, questo Spirito presente nei discepoli, Spirito che attua nei discepoli, che è lo stesso Spirito di Gesù, quello Spirito che ha portato Gesù a donare la vita per amore, a non pensare mai a se stesso, ma solo alla vita e alla gioia dei fratelli. Questo stesso Spirito attua nei discepoli e attuando nei discepoli, se i discepoli non si oppongono a questo impulso dello Spirito, questo Spirito glorifica Gesù, cioè dentro di noi mostra le opere di Gesù che sono tutte opere di amore.
Poi continua Gesù dicendo … impiega un verbo che è ripetuto per tre volte, questo Spirito “prenderà di ciò che è di Gesù e lo annuncerà”. Questo verbo “annunciare” (”ananghello”), che significa anche “annunciare di nuovo”, “riannunciare”. Che cosa significa? Questo Spirito parla, annuncia, è presente nel discepolo che è la vita divina che è stata donata, parla e suggerisce ogni comportamento nella vita che saranno sempre delle scelte di amore.
Bene, Gesù dice che bisogna ascoltare questo Spirito e per ascoltarlo bisogna fare silenzio, mettere a tacere il modo di ragionare del mondo, mettere a tacere ciò che ci viene suggerito, che non viene dallo Spirito, viene dalla carne, viene dalle passioni, perché – dice Gesù – “lo Spirito annuncerà ciò che Lui ha detto”. Ma lo annuncerà come? Non ripetendo quel che Gesù ha detto, questo lo conosciamo già bene se abbiamo letto il Vangelo, se lo abbiamo meditato, lo riannuncerà, cioè lo annuncerà al nostro cuore, lo farà diventare nostra vita, ci spingerà a tradurre in vita concreta, in vita di amore quel messaggio che è quello di Gesù di Nazareth.
Ecco allora la conclusione del messaggio di questa festa, lo Spirito che ci parla … Proviamo a chiedere chi pregano i cristiani? Con chi dialogano i cristiani? Non quando ripetono formule di preghiera, ma quando pregano realmente, cioè dialogano con Dio … a chi si rivolgono? Molti si rivolgono ai santi, questa non è ancora preghiera, la preghiera è quando si dà del tu a Dio. A chi si rivolgono? Si rivolgono al Padre i cristiani, si rivolgono a Gesù di Nazareth, parlano con Lui, gli confidano i loro crucci, le loro gioie, i loro problemi. C’è qualche cristiano che dialoga con lo Spirito, che lascia parlare lo Spirito dentro di sé, lo ascolta, parla con Lui per lasciarsi guidare dallo Spirito.
Prendiamo coscienza e interiorizziamo la rivelazione della vita divina, nella quale siamo destinati a essere coinvolti per tutta l’eternità. Abbiamo ricevuto questa vita divina, questo Spirito che ci ha coinvolto nella vita della Trinità. Questa è la grande verità che è l’unica che dà senso al nostro esistere.
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