SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
- don Luigi
- 20 giu
- Tempo di lettura: 13 min
Dal Vangelo secondo Luca (9,11b-17)
In quel tempo, Gesù accolse le folle e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta”. Gesù disse loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. I discepoli risposero a Gesù: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente”. C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: “Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa”. Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Gesù prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Il brano evangelico che ascolteremo quest’oggi è uno dei più noti, si tratta della cosiddetta moltiplicazione dei pani e dei pesci. Lo troviamo ben 6 volte nei Vangeli, Matteo e Marco lo raccontano 2 volte e questo ci dice che per gli evangelisti contiene un messaggio molto importante. La risposta più immediata e spontanea è che si tratterebbe della prova che Gesù dà di essere Dio, perché soltanto Dio può creare qualcosa dal nulla. Nel nostro universo nulla si crea e nulla si distrugge, se qualcosa viene creato dal nulla, vuol dire che c’è un intervento di Dio. La prima cosa da fare se vogliamo cogliere ciò che gli evangelisti ci vogliono dire, è di cancellare il titolo che noi troviamo su tutte le nostre bibbie: “Miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci”. Se consideriamo in questa prospettiva non cogliamo ciò che gli evangelisti ci vogliono dire.
Nel testo non c’è alcun cenno a miracoli o a moltiplicazioni, si dice semplicemente che Gesù ha preso dei pani e dei pesci che gli sono stati consegnati, li ha fatti distribuire e ha mostrato che quel cibo non solo era sufficiente, ma era sovrabbondante; inoltre, se consideriamo il racconto come un fatto materiale, allora sorgono dei problemi cui è ben difficile dare risposta. Anzitutto si dovrebbe trattare di 6 moltiplicazioni dei pani e dei pesci, perché non ci sono due racconti che vadano d’accordo e che contengono gli stessi dettagli. I numeri sono diversi: 5000, 4000 coloro che hanno mangiato; gli avanzi: 12 ceste, 7 sporte, 5 pani … no, sono 7 pani. Ecco, i luoghi poi sono diversi, un evangelista lo colloca nel deserto, un altro vicino al lago dove ci sono delle pianure fertili e poi, sempre se prendiamo questo racconto come la cronaca di un fatto materiale, sorgono dei dettagli che immediatamente riteniamo inverosimili.
Proviamo a immaginare la difficoltà dei discepoli di eseguire l’ordine dato da Gesù: “Dividete quei 5000 uomini in gruppi di 50”. Cioè dovete fare 100 gruppi di 50 … al buio, perché è sera; e poi cominciare a distribuire, in quella confusione, i pani e i pesci. Come fatto reale non avrebbe molto da dirci se non porci di fronte a questioni insolubili, se invece lo prendiamo come parabola, allora ha molto da dirci, perché richiede un cambiamento radicale nel nostro modo di rapportarci con le realtà di questo mondo, il nostro modo di gestire i beni di cui abbiamo bisogno per la vita.
Nel mondo antico, quello che Gesù è venuto a capovolgere, il rapporto con i beni è quello inventato dalle astuzie degli uomini, Gesù ci propone un modo nuovo. Questo messaggio, molto provocatorio, che noi cercheremo di cogliere, sicollega con la celebrazione autentica dell’Eucarestia – è la festa che oggi celebriamo – perché coloro che accolgono, sapendo ciò che stanno facendo, accolgono Cristo nella loro vita mangiando quel pane che è Lui, questa scelta che loro fanno di accettare Cristo nella propria vita e la sua proposta di un mondo nuovo, comporta un cambiamento radicale nel modo di gestire i beni di questo mondo, in modo che per tutti ci sia cibo, non solo sufficiente, ma sovrabbondante.
Sentiamo adesso come inizia la versione del racconto che ci ha lasciato l’evangelista Luca: “In quel tempo, Gesù accolse le folle e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta”. Gesù disse loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. L’evangelista Luca ambienta il segno della distribuzione dei pani e dei pesci nei dintorni di Betsaida. Questa città ci ha dato ben 5 apostoli. Si trovava a circa 2 km e mezzo dalla riva nord del lago di Galilea. Viene notato un dettaglio molto realistico nel racconto, che nei dintorni c’erano campagne e villaggi. Al tempo di Gesù le rive del lago di Galilea erano molto più popolate di oggi, c’erano villaggi ovunque. Meno realistico invece, è un altro dettaglio che viene notato, quello del deserto … non c’è alcun deserto lì nella zona. E allora noi cominciamo a capire che l’evangelista ci invita a leggere il racconto cogliendo il simbolismo biblico dalle immagini che lui introduce.
Parlandoci del deserto lui vuole richiamarci l’Esodo, è un esodo adesso quello che Gesù ci propone! Uscire da un mondo vecchio, antico, quello in cui i beni di questo mondo di cui abbiamo bisogno, sono gestiti secondo i criteri degli uomini, che sono l’egoismo, l’avidità dell’accumulo … e entrare in una terra della libertà dove questi stessi beni sono gestiti secondo i criteri di Dio. Lui farà la sua proposta e, proprio nell’Eucarestia, noi daremo l’adesione a questo mondo nuovo e a questa sua proposta. C’è un’indicazione preziosa con cui inizia il racconto, un’indicazione di tempo “il giorno cominciava a declinare”. È l’immagine della conclusione della giornata di Gesù. La sua giornata è consistita in questo: annuncio del Vangelo e, come risultato, i prodigi. Quando si dà l’adesione alla sua proposta di vita, accadono sempre eventi straordinari, meravigliosi. Al termine di questa giornata, Gesù, dà la sua soluzione a un problema che gli uomini hanno sempre sentito e che sentiamo anche noi oggi … quello del cibo, quello dell’alloggio, una casa in cui abitare. Questo, pur se noi pensiamo che sia un problema che non riguarda il Vangelo, perché molti oggi pensano che la religione, la vita spirituale, non abbia nulla a che vedere con questi problemi materiali. Noi troviamo questa concezione proprio sulla bocca dei discepoli, i quali si rivolgono a Gesù e gli dicono: “Noi oggi abbiamo ascoltato la tua Parola, questa folla ti ha ascoltato … adesso mandali via, congedali affinché vadano nei villaggi vicini, nelle campagne dei dintorni e trovino l’alloggio e il cibo”.
Un ragionamento che riflette ciò che ancora oggi molti cristiani pensano … alla domenica noi siamo stati in chiesa, abbiamo pregato, abbiamo ascoltato il Vangelo, adesso usciamo, ognuno si arrangi per le cose concrete e materiali. Per costoro, come per i discepoli, il Vangelo è una cosa, la vita concreta è un’altra. La catechesi insegna ad andare in paradiso, il resto ognuno se lo deve risolvere da solo, la vita spirituale non c’entra con il materiale. Gesù non la pensa così! Ci sono quindi questi due problemi a cui Luca accenna: vitto e alloggio. Quando noi parliamo del vitto, del cibo, non ci riferiamo solo al cibo materiale, al pane che riempie lo stomaco, ma a tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno! I beni di questo mondo sono quelli che alimentano tutta la nostra vita; la vita umana piena è quella anche che comporta gli affetti, l’amicizia, la stima, la comunicazione, la vita sociale, la salute, la casa dove abitare … sono tanti i bisogni che devono essere soddisfatti affinché una vita sia pienamente umana.
Ecco, il Vangelo c’entra qualcosa con la risposta a tutti questi bisogni? Sappiamo che la pancia piena soddisfa l’animale, ma all’uomo non basta, l’uomo ha bisogno che questa sazietà avvenga nel contesto di amore, di accoglienza con i fratelli. Per saziare tutte queste forme di fame quindi, che risposta danno i discepoli? Lo abbiamo sentito: “Ognuno si arrangi, ognuno vada a comperare ciò di cui ha bisogno, vada da coloro che vendono!” Vedete che sulla bocca dei discepoli, noi troviamo la nostra logica, quella del nostro mondo, la logica del mercato. Il sistema dello scambio è necessario, perché se ognuno di noi si tenesse solo ciò che è capace di produrre con la sua abilità, moriremmo tutti. Dio ci ha fatto bene, ci ha fatti non autosufficienti. Abbiamo dei beni, non ci basteranno mai, ma siamo costretti a scambiarci questi beni. Questo scambio può avvenire in un rapporto commerciale in cui io scruto i bisogni dell’altro e in base a questi bisogni, che io benedico perché più aumentano, più io posso crescere con il prezzo, oppure in uno scambio di gratuità, di attenzione al bisogno del fratello e se posso saziare la sua fame, sono disposto a consegnargli ciò che ho nelle mani.
Quale risposta dà Gesù? Lui rifiuta la proposta dei discepoli: “ognuno si arrangi, corrano là dove vendono ciò di cui hanno bisogno”. Proviamo a riflettere che cosa accade nella proposta dei discepoli: chi ha soldi può comperare, chi non li ha rimane con la fame; chi ha gambe buone può andare dove ci sono coloro che vendono, chi è malato non può andarci; poi c’è chi corre più forte degli altri, arriva primo compra tutto perché è avido e chi arriva ultimo non trova più niente; chi ha delle conoscenze sa dove andare, chi non ha conoscenze si perde. Nessuna meraviglia quindi che accada, in questo mondo vecchio gestito da questa logica del mercato, che sorgano guerre, violenze, soprusi, ingiustizie, dove chi è capace accumula, chi è ricco diventa sempre più ricco e chi è povero rimane sempre più povero. È la realtà del nostro mondo che poi, per conservare questa logica ha bisogno della forza, della violenza, delle minacce, delle armi.
Che cosa dice Gesù ai discepoli e dice anche a noi: “Voi dovete dar loro da mangiare!” Anzitutto Gesù rifiuta la logica che separa la vita in due settori: quello spirituale e quello materiale – questa va lasciata agli gnostici e ai manichei – la Parola di Dio, il Vangelo, esige un mondo completamente nuovo, un modo nuovo di gestire i beni. La Parola di Dio ci dice anzitutto che i beni non sono nostri, non possono essere commerciati secondo i criteri del mercato, perché i beni sono di Dio, noi siamo soltanto amministratori del Signore, della terra e quanto contiene! Dice bene la prima lettera a Timoteo, al capitolo 6: “Nulla abbiamo portato in questo mondo e nulla possiamo portare via, tutto alla dogana viene requisito: l’avidità del denaro, la brama di accumulare beni è follia ed è la radice di tutti i mali” … dice questa lettera a Timoteo.
I discepoli hanno capito dove Gesù li vuole condurre in questo esodo … alla condivisione dei beni, allo scambio di beni dettato non dall’avidità e dall’egoismo, ma dall’amore, dall’attenzione al bisogno del fratello, però sollevano subito un’obiezione che è la nostra, sentiamola: “I discepoli risposero a Gesù: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente”. C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: “Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa”. Fecero così e li fecero sedere tutti quanti”. L’obiezione dei discepoli è la nostra, quella che sentiamo continuamente … non c’è cibo per tutti, il cibo è poco e la moltitudine è immensa! Se ci lasciamo prendere dal dubbio che possa bastare per tutti, allora inizia la competizione; Dio non ha creato un mondo in cui i suoi figli siano soddisfatti, abbiano in abbondanza ciò di cui hanno bisogno, no!
È un po’ una valle di lacrime, allora è comprensibile che ognuno cerchi di accaparrarsi il più possibile per averne a sufficienza per sé, per i familiari e per gli amici e gli altri cerchino di arrangiarsi. È la tentazione che nel deserto hanno avuto gli ebrei con la manna; qualcuno accumulava più del necessario, più del pane quotidiano, ma poi durante la notte, si riempiva di vermi. L’obiezione allora … bella la proposta di Gesù, quella di mettere tutto in comune, ma non dà risultato! Allora i discepoli fanno un’altra proposta continuiamo a vivere nella legge del mercato – che è quella del mondo vecchio – e andiamo noi a comperare i viveri per tutta questa gente, 5000 uomini, questa moltitudine. È la proposta dell’assistenzialismo… coloro che hanno un qualcosa in più lasciano cadere la loro elemosina a coloro che sono nel bisogno. Gesù non accetta questa proposta, perché? Perché è sempre quella che non dà la soluzione definitiva, non crea un mondo nuovo, mantiene il mondo vecchio, quello delle leggi del mercato e poi c’è questo ripiego, che non è cattivo, che almeno chi ha di più lasci cadere qualcosa a chi è nel bisogno. Non è il modo nuovo che è voluto da Dio!
Che cosa propone adesso Gesù? Dà un ordine ai discepoli: “Fateli adagiare!”, fateli sdraiare! È la posizione dei padroni, della gente libera che è servita, e invita i discepoli adesso, a considerare tutti i bisognosi come i loro padroni, che il vero discepolo è disposto a servire. E dice: “divideteli a gruppi di 50”. Nel Libro dell’Esodo, questo numero indica un popolo che è organizzato, cioè questa distribuzione dei beni che Dio ha messo a disposizione per la vita dei suoi figli, deve essere gestita secondo criteri ordinati, in modo che il cibo sia sufficiente e abbondante per tutti.
Sentiamo adesso che cosa accade quando i beni che Dio ha preparato per i suoi figli vengono gestiti secondo il Vangelo, ascoltiamo: “Gesù prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste”. Abbiamo ascoltato l’elenco di 5 gesti compiuti da Gesù. L’evangelista Luca ce li ha presentati in modo molto accurato perché contengono la nuova proposta di gestione dei beni di questo mondo fatta da Gesù; non più la logica vecchia ma una logica nuova. Questi gesti, noi li esamineremo bene perché ci insegnano a compiere un prodigio, quello che nel mondo ogni fame dell’uomo sia saziata, che i beni che ogni uomo ha a disposizione siano, non solo sufficienti, ma abbondanti, che scompaia ogni forma di violenza, di guerra, di ingiustizia, di miserie. Se questo accadesse, noi diremmo “è un miracolo”! Questo prodigio non lo compie Dio, ci insegna a compierlo noi! Se non accade è perché non prestiamo attenzione ai gesti con cui Gesù ci insegna a compiere questo miracolo.
Il primo di questi gesti: “Gesù prende i cinque pani e due pesci”. 5 + 2=7, indica la totalità dei beni che l’umanità, rappresentata dai 5000, consegna alla logica nuova che è quella del Vangelo, non quella delle leggi del mercato, ma quella della legge dell’amore, della logica del dono.
Secondo gesto: “Gesù alza gli occhi al cielo”. E l’invito a riconoscere da dove vengono tutti i beni che sono nel mondo e che sono a nostra disposizione… non sono nostri, sono di Dio! Anche la vita non è nostra, è un dono! E questo non possiamo negarlo, nessuno si può dare la vita! Possono chiedermi tutto, di andare sull’Everest, ma non che io mi dia la vita, è un dono la vita! Ecco, lo sguardo sollevato significa riconoscere che tutto è di Dio, questa è la verità! Il sentirsi proprietari è menzogna, il trattenere per sé i beni, accumularli, arraffarli, è furto! Ecco lo sguardo al cielo, che è necessario affinché noi compiamo questo miracolo che è quello che tutti abbiano beni non solo a sufficienza, ma in abbondanza. L’epoca della morte di Dio, quella in cui si pensava che per essere uomini fosse necessario eliminare Dio, è passata, ma chiediamoci … se eliminiamo questo sguardo al cielo, cioè riconoscere che non siamo padroni ma ospiti, chi mi può impedire di seguire la logica del mondo vecchio che è esattamente ciò che noi vediamo purtroppo ancora prevalere nel nostro mondo di oggi? Da questa logica vecchia nascono tutti i guai.
Terzo gesto, cerchiamo di non saltare nessun passaggio altrimenti il prodigio non accade: “recita la benedizione”. Benedire significa riconoscere da dove viene la vita. Da questo sguardo al cielo ci si aspetta la benedizione, tutto ciò che viene da Dio è per la vita e quindi questa benedizione vuol dire il rifiuto dell’impiego di questo mondo per ciò che Dio non vuole, cioè per la morte, perché da Dio viene solo la vita e tutti i beni di questo mondo non possono essere impiegati se non per la vita; quindi, non possono essere impiegati per le armi, per i veleni, per la distruzione … questa è maledizione! Eccolo il terzo passaggio, mai impiegare i beni che non sono nostri ma di Dio, per ciò che non è vita.
Quarto passaggio: “Gesù li spezza – lo spezzare è proprio per condividere – e li consegna ai discepoli” A coloro che sono chiamati a costruire questo mondo nuovo, in cui si segue la logica dell’amore. Ed ecco il risultato … tutti mangiano a sazietà e ne portano via 12 ceste, cioè il cibo è sovrabbondante. Eccolo il prodigio! Se questo prodigio non accade, la colpa è che non abbiamo fede in questa proposta che Lui fa, aderiamo magari un pochettino, ma poi continuiamo con la logica vecchia, sperando di risolvere con la logica vecchia i problemi che noi creiamo, proprio perché non diamo fiducia al Vangelo.
L’ultimo messaggio è quello che ci viene dato dalla raccolta di questi resti. Sovrabbondanza, non spreco! I beni di Dio non possono essere sprecati, non sono nostri e noi lo sappiamo come è grande questo peccato dello spreco! Quanto cibo prodotto viene inutilizzato, oppure prodotti perfettamente inutili imposti dalle mode, non sono bisogni reali primari, ma bisogni indotti; allora sprechiamo cibo, acqua, energia, risorse che potrebbero essere impiegate per qualcosa di molto più serio, molto più urgente, molto più importante. Noi viviamo in un modello economico dove il superfluo è diventato necessario, siamo fuori dal disegno del proprietario che è Dio.
L’Eucaristia, cosa c’entra con tutto questo? All’Ultima Cena, Gesù che sa che è giunto al termine della sua vita, vuole lasciare ai discepoli il segno della sua storia, della sua persona … prende del pane e dice: “Questo sono io, tutta la mia vita è stata farsi pane”, cioè non ho risparmiato nulla, nemmeno un attimo della mia vita che non sia stata donata per la vita, per amore. Poi dice ai discepoli: “Prendete e mangiate”, assimilate me, assimilate la mia storia. Credo che presentando questi gesti di Gesù e quindi con l’invito a compiere questo prodigio, perché è possibile compierlo, noi abbiamo pensato: Gesù è un sognatore, non accadrà mai! Invitandoci a mangiare quel pane, Gesù ci dice: “se voi assimilate la mia storia di amore, questo mondo nuovo sarà costruito”. Non è un sogno quello di Gesù, chi pensa che sia un sogno lascerà cadere le braccia e rimarrà ai margini della storia che Dio vuole costruire, ma chi si accosta all’Eucarestia in modo autentico, chi assimila la vita, lo Spirito di Gesù di Nazareth diventa costruttore di questo mondo in cui la vita fra gli uomini è una vita di fratelli, figli dell’unico Padre che condividono con amore, che rispondono con amore, ai bisogni di vita del fratello.
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